Reportage

“Alcuni corpi arrivano quasi mummificati, altri a pezzi”

Ucraina: il ruolo chiave del laboratorio forense di Odessa nell’identificare e riconsegnare alle famiglie le salme dei soldati morti al fronte

  • Un'ora fa
  • 11 minuti fa
03:17

Ucraina, il riconoscimento dei corpi

Telegiornale 02.08.2025, 20:00

  • Sacha Biazzo per RSI
Di: Davide Maria De Luca e Sacha Biazzo, collaboratori RSI dall’Ucraina

All’ufficio di medicina legale della regione di Odessa hanno una certa dimestichezza con la morte e un cupo senso dell’umorismo, che condividono con gli altri esperti forensi di tutto il mondo. Ma nonostante anni di esperienza, l’invasione Russa dell’Ucraina li ha lasciati sorpresi e sopraffatti. “La mattina del 24 febbraio sono venuta al lavoro aspettandomi che la guerra non sarebbe durata più di una o due settimane”, dice alla RSI Tatiana Papizh, direttrice dell’ufficio e lei stessa un medico legale. “Nei mesi successivi, siamo finiti travolti”.

Tre settimane fa, Papizh e i suoi colleghi hanno ricevuto in una sola consegna 1’600 corpi non identificati. Dopo 17 giorni di lavoro senza soste, sono riusciti a identificarli tutti quanti. O meglio: a campionare il DNA di ogni singolo corpo. Identificare le famiglie e far avere loro i corpi è un compito che spetta alla polizia. Nell’attesa, i corpi riposano in otto vagoni ferroviari refrigerati su un binario morto della stazione di Odessa.

CUT.00_00_02_14.Still001.jpg
  • Sacha Biazzo per RSI

L’ufficio di medicina legale di Odessa è stato scelto come uno dei principali luoghi di destinazione dei corpi dei soldati caduti in combattimento che vengono scambiati con la Federazione Russa. Ed è l’unico collegato direttamente con il database di DNA del ministero dell’Interno, dove i parenti dei soldati scomparsi consegnano campioni del loro DNA per facilitare l’identificazione dei loro cari. Dall’inizio della guerra, l’Ucraina ha restituito alla Russia circa un migliaio di corpi, mentre la Russia ne ha riconsegnati circa 13mila corpi, seimila dei quali nel corso di un’unica spedizione nel mese di luglio.

CUT.00_01_29_27.Still006.jpg
  • Sacha Biazzo per RSI

Occuparsi di questi corpi non è un lavoro semplice. I medici hanno lavorato accanto ai vagoni ferroviari, riparati da tende e gazebi forniti dalla Croce Rossa Internazionale e con temperature che arrivavano fino a 35 gradi. “Ovviamente le condizioni in cui arrivano i corpi sono molto cattive - dice Papizh - Alcuni sono morti da oltre un anno, alcuni sono in un processo di mummificazione, di altri abbiamo solo resti”. A volte, tra i resti umani, trovano esplosivi ancora attivi. A quel punto bisogna fermare tutto il lavoro e attendere l’arrivo degli artificieri.

CUT.00_01_21_13.Still005.jpg
  • Sacha Biazzo per RSI

L’aiuto della Croce Rossa Internazionale è stato fondamentale per trasformare il laboratorio di Odessa in uno dei principali centri in tutto l’Ucraina per l’identificazione dei corpi. “L’aiuto che diamo è una consulenza di tipo tecnica, ma forniamo anche anche molta assistenza materiale - spiega Naimh Smith, esperta forenze della Croce Rossa Internazionale - Dai sacchi alle strumentazioni da laboratorio, per autopsie, ma anche tende, tavoli operatori. Tutto ciò che serve a rispondere alle loro necessità su larga scala”.

CUT.00_01_52_12.Still008.jpg
  • Sacha Biazzo per RSI
treno.00_02_41_27.Still002.jpg
  • Sacha Biazzo

La Croce Rossa incentiva e cerca di facilitare questi scambi - così come gli scambi di prigionieri - seppur senza partecipare mai direttamente ai negoziati. Sono operazioni di “costruzione di fiducia”, come si dice in gergo, con cui si cerca di costruire un’intesa tra le due parti in conflitto che da materie più ridotte, come gli scambi umanitari, possa arrivare fino alla sospensione delle ostilità.

Per questa ragione, Smith e alcuni suoi colleghi, hanno partecipato spesso agli incontri tra russi e ucraini in cui avvengono gli scambi di corpi. Smith non può commentare i dettagli di questi episodi, ma è noto che avvengono in un punto segreto al confine della Bielorussia.

“Sono momenti toccanti, in cui tutto avviene nel massimo rispetto dei corpi”, dice Smith. Gli abitanti della zona, prosegue, hanno ormai capito cosa accade quando vedono transitare attraverso i loro villaggi le colonne di camion bianchi. “A quel punto escono dalle loro abitazioni, fermano le automobili se stanno guidando e mostrano il loro rispetto ai caduti che stanno passando. Chi appoggiando il ginocchio per terra, chi lanciando fiori”.

“Si tratta di un’esperianza che ha toccato molto tutti coloro che vi hanno preso parte: Essere un piccolo ingranaggio in questa grande macchina è qualcosa che terrò sempre con me, non solo come esperienza lavorativa, ma perché è stata un’esperienza profondamente umana”.

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare