Una capriola all’indietro, il tonfo di schiena che rimbomba sul tappeto elastico e via di nuovo in piedi, per lanciarsi sull’avversario con una presa e una gomitata sul petto in corsa. Tutto sotto gli occhi di Dmytro, che segue uno a uno i movimenti poggiato sulle corde del ring. “Sono un wrestler ucraino, pratico wrestling da poco più di un anno. Ma sono già diventato un allenatore”, racconta. Per salire ad allenarsi si scavalca il telone con il logo della UWA.
Sta per Ukrainian Wrestling Arena, questo è l’unico ring in tutta l’Ucraina dove si tengono incontri ufficiali a livello professionistico. E dove tutti i pomeriggi dal martedì al sabato si ritrovano sempre più aspiranti wrestler per allenarsi, con l’obiettivo di prendere parte al prossimo show. Con personaggi che si prendono a colpi di sedie e incitano la folla lanciandosi in aria. Alcuni vestiti da Pepsi Cola, altri in pantaloni di pelle o in cargo mimetici. Con l’arbitro che scivola per terra pronto a conteggiare fino a tre mentre il pubblico urla tra i fumogeni. È wrestling, come in un palazzetto dello sport di una città americana qualsiasi. E invece è Kiev e questa è una delle subculture che resiste al conflitto.
L’unico ring professionale in Ucraina
Dmytro all’allenamento del giovedì arriva per primo, coordina insieme agli altri atleti più esperti gli esercizi da fare, le acrobazie e insegna le tecniche per dare e ricevere calci volanti e pugni in faccia senza provocare lividi o ferite in volto. Racconta come la gente venga ad allenarsi perché il “wrestling offre alle persone un senso di vita normale, un obiettivo e un canale per liberare le emozioni”. Spiega come “per molti atleti non è solo uno sport, ma un modo per incanalare ciò che provano, restare attivi e far parte di una comunità solidale” e che “durante la guerra, avere uno spazio come questo - anche solo per qualche ora - può fare davvero la differenza per la salute mentale.”
Il wrestling a Kiev
Fotografie di Vincenzo Leone
Wrestling come terapia in tempi di guerra
Il ring è qui dal 2023, l’invasione su larga scala azzera per mesi molte attività nel Paese e anche gli allenamenti, show ed eventi della UWA si fermano per un anno e mezzo. Prima della guerra il quartier generale era a Odessa, dove il movimento è nato nel 2016. “Nonostante tutte le difficoltà, siamo riusciti a far ripartire la Ukrainian Wrestling Arena”, dice Dmytro.
Le criticità restano e “sono legate agli impianti sportivi danneggiati, alla mancanza di spazi sicuri per allenarsi, ai problemi economici e alla pressione psicologica causata dalla guerra”, spiega. Sono 733 le strutture sportive distrutte o danneggiate dagli attacchi russi dall’inizio della guerra su larga scala, secondo gli ultimi dati del Ministero dello Sport. Kherson e Kharkiv gli oblast più colpiti – con 187 e 173 campi e stadi fuori uso – ma missili e droni colpiscono tutti i giorni anche lontano dal fronte. A Kiev sono dodici gli impianti sportivi finiti sono il tiro dei russi. Qui i wrestler si allenano dentro a un capannone industriale, dove ci sono tavoli da biliardo, divani e la gente ordina birra e hamburger.
È un pub con insegne al neon il ring al centro. “Abbiamo circa trenta wrestler attivi al momento, ma solo la metà di loro vive effettivamente a Kiev”, racconta Dmytro. “Gli altri si allenano come possono, spesso in palestre di boxe, anche se ovviamente non è la stessa cosa”. Perché il ring “non è progettato per gli stessi movimenti, per saltare o per cadere in sicurezza.” E racconta come “oggi grazie a Internet riusciamo a organizzarci online” e a organizzare sessioni di allenamento a distanza.
Le sfide del wrestling ucraino durante il conflitto
In più la legge marziale – che vieta a tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni di lasciare il Paese - spiega in parte come “anche partecipare a competizioni internazionali è diventato difficile”, racconta Dmytro. Essere chiamati al fronte “è una possibilità reale” e poi “molti wrestler oggi sono volontari o si sono arruolati nell’esercito, rendendo complicato mantenere una routine di allenamento regolare”. Uno di loro arriva al pub per l’allenamento, lascia il borsone pronto a salire sul ring senza cambiarsi, in maglietta con simbolo ucraino trybuz sul petto e pantaloni cargo.
“Come militare, attualmente sono in una unità di supporto alle forze speciali”, racconta Toni. Tra l’altro è anche uno dei tre professionisti oggi. “Ho iniziato a praticare wrestling l’anno scorso, dopo un’ulteriore rotazione dal fronte est. È stato per me uno dei modi per staccare. Aiuta molto, perché c’è più contatto con i civili, si parla con il pubblico”, dice. Per lui “è un modo per cambiare completamente: dalla guerra al ring”.
Diana è l’unica ragazza oggi ad allenarsi qui. “In Ucraina non ci sono molte ragazze wrestler, forse addirittura nessuna, per quanto ne so”. Il suo obiettivo è quello di diventare lei la prima, racconta. Intanto viene qui perché “questo mi aiuta a scaricare lo stress, che si accumula durante la giornata e in generale nella vita”. E aggiunge un altro livello di riflessione. “Soprattutto mi dà la possibilità di promuovere la nostra cultura ucraina, nonostante l’aggressione russa”.
La crescita del movimento nonostante tutto
Dmytro racconta come “il wrestling è sempre stato uno sport che richiede forza e resistenza. Ma ora, in Ucraina, rappresenta anche qualcosa di più: mostrare lo spirito di lotta degli ucraini”. I numeri degli appassionati stanno crescendo, una sessantina le persone coinvolte tra atleti e staff. “Le persone già conoscevano la WWE e altri grandi nomi, ma ora hanno scoperto che esiste anche il wrestling ucraino”, racconta Dmytro. “Il pubblico sta crescendo costantemente: adesso abbiamo circa 400-500 spettatori a ogni show.
Ogni spettacolo batte il record precedente in termini di presenze”. Numeri che dicono che “nonostante la guerra, il wrestling ucraino non stia solo sopravvivendo. Sta crescendo”, spiega Dmytro. Dopo la guerra immaginano un movimento in forte crescita, con più atleti, eventi più grandi, strutture dedicate e la possibilità di andare all’estero e prendere parte agli eventi internazionali. Con la consapevolezza di quello che il movimento è riuscito a trasmettere già adesso, come spiega Dmytro prima di risalire sul ring a seguire l’allenamento. “Il wrestling in Ucraina è più di uno sport. È un simbolo di resilienza”.
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