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Messico in allerta dopo i raid contro le “navi-narcos”

Condanna internazionale per le operazioni militari di Washington in acque latinoamericane - Preoccupazione nella regione - Intervista a un esperto messicano

  • Oggi, 13:10
  • Oggi, 14:04
La presidente del Messico Claudia Sheinbaum

La presidente del Messico Claudia Sheinbaum

  • Kaystone
Di: Laura Daverio, da Città del Messico

Sessantuno morti, quattro barche distrutte e un’onda di indignazione globale: gli attacchi statunitensi contro presunte imbarcazioni per il trasporto di droga nel Pacifico e nei Caraibi hanno scatenato la dura condanna dell’ONU e la protesta dei governi latinoamericani.

Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha condannato gli attacchi definendoli illegali, chiedendo un’indagine indipendente e sostenendo che non esiste giustificazione nel diritto internazionale per uccidere persone a bordo di queste imbarcazioni. Gli Stati Uniti, per contro, autorizzati dal presidente, sostengono di trovarsi in uno stato di conflitto armato con cartelli che hanno dichiarato “organizzazioni terroristiche”, difendendo le operazioni come necessarie per fermare il flusso di droghe che provoca migliaia di morti negli USA.

Sono in realtà molti i dubbi sull’attività delle imbarcazioni colpite per l’opacità delle azioni e si teme potesse trattarsi di barche per la pesca o il trasporto di migranti.

Gli obbiettivi in Venezuela, i timori di Colombia e Messico

Dietro le dichiarazioni pubbliche, però, il target è debilitare il Venezuela, su cui la Casa Bianca ha più volte espresso la volontà di vedere un cambio al potere. Nel frattempo la presenza militare statunitense nel mar dei Caraibi sta aumentando, un allarme per tutta la regione. Sotto minaccia anche la Colombia e il Messico. Quest’ultimo è sotto pressione sin dall’inizio della presidenza Trump per combattere i cartelli che producono e trasportano il Fentanyl negli Stati Uniti, dove ha causato centinaia di migliaia di morti. Più volte il Presidente Trump ha minacciato possibili interventi militari in territorio messicano.

“Non siamo d’accordo con questi attacchi”, ha dichiarato la presidente Sheinbaum, nota per la cautela con cui sceglie le parole, soprattutto nei confronti degli Stati Uniti. Ha ribadito che la sovranità del Messico è inviolabile, assicurando che Washington non interverrà nel paese.

L’esperto: “C’è preoccupazione, fastidio e disgusto”

“Non c’è paura. C’è preoccupazione, c’è fastidio, c’è disgusto” spiega David Saucedo, specialista messicano in crimine organizzato e sicurezza. “Sarebbe molto complicato un intervento statunitense. È possibile, ma improbabile. Mi sembra che Donald Trump ottenga di più attraverso le pressioni dei dazi e le minacce, che con un intervento reale”. Spiega che le minacce rivolte al Venezuela hanno un peso diverso dovuto al rapporto tra i due paesi con gli Stati Uniti e le implicazioni di possibili attacchi. A partire dalle minacce di imporre dazi, con cui ha ottenuto molte vittorie in Messico. Nel caso del Venezuela, spiega, da tempo esiste un blocco commerciale, politico ed economico, senza che ci fosse alcun gesto di distensione da parte del regime di Maduro.

“A differenza del Venezuela, in Messico vivono più di un milione di nordamericani” spiega Saucedo, e nel caso di un attacco “ci sarebbe un’azione di risposta con atti di narcoterrorismo. Sarebbe impossibile per le autorità negli Stati Uniti e in Messico blindare dirigenti, strutture e i cittadini americani che si trovano qui.”

Spiega poi che i cartelli, prima localizzati in zone remote, si sono già spostati “Ora si trovano collocati nei centri abitati, accanto alle abitazioni, accanto alle scuole, accanto agli ospedali; così, nel caso in cui gli statunitensi volessero attaccare con bombe o missili, si genererebbero danni collaterali: case, famiglie, vittime civili, ... il che renderebbe molto costoso per gli statunitensi usare missili per distruggere i laboratori”.

Per ultimo avverte di prendere con cautela i dati che indicano successi nel combattere i narcotrafficanti. “La quantità di droga confiscata è cresciuta perché è aumentato il volume di droga che si commercia. Si dice che sono diminuiti gli omicidi. Si registra un numero inferiore, ma allo stesso tempo c’è una crescita delle sparizioni forzate. Non ci sono meno morti, i cadaveri vengono occultati nelle narcofosse”. 

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