“Non ci sono alternative a una soluzione con due Stati per rispondere alle legittime aspirazioni di israeliani e palestinesi di vivere in pace e sicurezza”, ha detto il ministro degli esteri francese Jean-Noël Barrot, aprendo lunedì a New York i due giorni della conferenza internazionale dell’ONU incentrata proprio su questa opzione politica. Ufficialmente questa gode di un vasto sostegno nella comunità internazionale ma oggi - come ha ricordato il segretario generale Antonio Guterres - è più che mai è lontana dal realizzarsi nella pratica, dopo 21 mesi di conflitto nella Striscia e di fronte alla progressiva colonizzazione illegale della Cisgiordania. Parigi, con l’Arabia Saudita, presiede l’appuntamento, che era inizialmente previsto in giugno ma era stato rinviato in seguito all’attacco israeliano contro l’Iran.

Antonio Guterres
Il capo della diplomazia francese ha chiesto inoltre che vengano prese “misure concrete” per mantenere viva la prospettiva di questa soluzione a due Stati, affermando che “è illusorio credere in un cessate il fuoco perenne senza disegnare i contorni del dopoguerra”.
Alla conferenza delle Nazioni Unite, alla quale prende parte anche la Svizzera, mancano tuttavia due attori essenziali: Israele e gli Stati Uniti, che hanno deciso di boicottarla. Washington per bocca della portavoce del Dipartimento di Stato Tammy Bruce ha definito “improduttiva e inopportuna”. Per l’ambasciatore israeliano all’ONU Danny Danon “non incoraggia una soluzione ma alimenta un’illusione”.
La Francia nei giorni scorsi è diventata il principale Paese dell’Europa occidentale ad annunciare il riconoscimento dello Stato di Palestina. Barrot si è detto certo, senza nominarle, che altri capitali seguiranno l’esempio in questi giorni. Londra ha già escluso di compiere questo passo in tempi brevi, malgrado un appello al premier Starmer firmato da oltre un terzo dei deputati, e anche Berlino non è intenzionata a farlo presto, anche se il cancelliere Friedrich Merz ha inasprito i toni in una conferenza stampa nel pomeriggio. Oltre ad annunciare un ponte aereo per Gaza in collaborazione con la Giordania, il capo del Governo tedesco ha condannato esplicitamente l’espulsione di palestinesi da Gaza e ribadito che Israele deve non solo migliorare la catastrofica situazione umanitaria e astenersi da ulteriori passi verso l’annessione della Cisgiordania.

Friedrich Merz
Contando la Francia, 142 dei 193 Paesi membri dell’ONU hanno riconosciuto lo Stato di Palestina proclamato nel 1988. Una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1947, lo ricordiamo, prevedeva la suddivisione in due Stati del territorio allora sotto amministrazione britannica. Israele nacque l’anno seguente.
L’Autorità nazionale palestinese è presente alla conferenza e per bocca del suo premier Mohammad Mustafa è pronta a contribuire a una stabilizzazione di Gaza dopo il conflitto. Mustafa ha chiesto ad Hamas di liberare gli ostaggi e deporre le armi, di pari passo con il ritiro delle forze di occupazione israeliane.
Intanto per la prima volta anche l’Unione Europea evoca la possibilità di sanzionare lo Stato ebraico, per quanto in modo blando: la Commissione europea ha proposto in serata l’esclusione parziale di Tel Aviv dai programmi di ricerca Horizon, dopo che un rapporto di fine giugno aveva accertato la violazione di un articolo dell’accordo di associazione, che prescrive il rispetto dei diritti umani. Verrebbero prese di mira - con la sospensione dei finanziamenti - in particolare le start-up attive nei campi della cybersicurezza, dei droni e dell’intelligenza artificiale.

Gaza: la crisi umanitaria ferma le armi
Telegiornale 27.07.2025, 20:00