I prodromi di una notte di terrore

Sono passate da poco le 21:00. Sul campo dello Stade de France, alla periferia di Parigi, la nazionale francese affronta la Germania, campione del mondo in carica. All’improvviso si sente un’esplosione: un boato forte e netto che riecheggia nello stadio e attraverso i milioni di televisori sintonizzati sulla partita. Il pubblico non capisce, e anche alcuni calciatori si mostrano sorpresi.
Pochi minuti dopo, un’altra detonazione scuote l’aria. A quel punto tutti, compreso il presidente François Hollande presente all’incontro, comprendono che qualcosa non va. Ma nessuno può ancora immaginare che quei due boati – due kamikaze che si sono fatti esplodere a pochi minuti l’uno dall’altro -siano solo il preludio di una notte di terrore destinata a sconvolgere la Francia e il mondo intero.
Le reazioni fuori dallo Stade de France di Parigi (EBU)
RSI Info 14.11.2015, 02:22
Cosa è successo a Parigi
Telegiornale 14.11.2015, 13:30
La preparazione degli attentati

Gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi furono pianificati da una cellula jihadista franco-belga legata allo Stato islamico. Il gruppo aveva radici a Molenbeek-Saint-Jean, quartiere di Bruxelles noto per episodi di radicalizzazione. La rete contava una quindicina di membri, molti dei quali europei tornati da Siria e Iraq dopo aver combattuto nelle file dell’Isis. Il capo operativo era Abdelhamid Abaaoud, belga di origine marocchina, veterano del fronte siriano, in contatto con Oussama Atar (alias Abu Ahmed), coordinatore dell’Isis in Siria.
La logistica si basava su covi in Belgio e Francia, dove furono confezionati esplosivi artigianali. Le armi – perlopiù fucili AK-47 e pistole di origine balcanica – provenivano dal mercato nero.
Il principale responsabile logistico era Salah Abdeslam, 26 anni, di Molenbeek: affittò appartamenti e noleggiò veicoli per raggiungere Parigi. Nella notte del 12 novembre il commando partì da Bruxelles. Abdeslam quella notte non si fece esplodere: lasciò tre attentatori allo Stade de France e tornò in Belgio, dando il via alla più grande caccia all’uomo della storia europea recente.
La notte del 13 novembre 2015

Tra le 21:16 e l’una di notte, Parigi e Saint-Denis furono colpite da una serie di attacchi coordinati che provocarono 130 morti e centinaia di feriti. In meno di quattro ore, tre squadre di jihadisti misero in atto un piano che avrebbe segnato per sempre la memoria collettiva francese.
Il primo obiettivo fu lo Stade de France, dove si stava giocando l’amichevole Francia-Germania davanti a 80’000 spettatori e alla presenza del presidente François Hollande. Alle 21:16, tre kamikaze tentarono di entrare nello stadio. Fermati ai controlli di sicurezza, due di loro si fecero esplodere all’esterno, il terzo in una strada poco più in là. Le esplosioni uccisero, oltre agli attentatori, una persona e l’effetto simbolico fu enorme: il boato risuonò durante la partita, trasmessa in diretta televisiva, lasciando il Paese in sospeso tra incredulità e terrore.

Pochi minuti dopo, tra le 21:25 e le 21:40, un’altra squadra colpì il cuore della capitale. A bordo di due automobili nere, i terroristi attraversarono il X e l’XI arrondissement sparando all’impazzata contro le terrazze dei caffè e dei ristoranti. Le strade attorno al Le Carillon e al Le Petit Cambodge si trasformarono in un campo di battaglia: tredici persone morirono in pochi istanti. Altri cinque furono uccisi al Café Bonne Bière e alla Casa Nostra, mentre alla Belle Équipe, in rue de Charonne, ventuno clienti caddero sotto i colpi dei fucili d’assalto. Alle 21:40, in un gesto disperato e isolato, Brahim Abdeslam, fratello di Salah, si fece esplodere all’interno del Comptoir Voltaire, ferendo gravemente un cliente.

Quasi in contemporanea, un terzo gruppo entrava in azione al Bataclan, la storica sala concerti dove si stavano esibendo gli Eagles of Death Metal davanti a più di 1’500 spettatori. Tre francesi radicalizzati – Omar Mostefai, Samy Amimour e Foued Mohamed-Aggad – fecero irruzione armati di kalashnikov, sparando sulla folla e prendendo in ostaggio decine di persone. L’assedio durò oltre due ore, scandite dalle sirene, dalle telefonate dei sopravvissuti e dall’attesa dell’intervento delle forze speciali. Alle 00:20, le teste di cuoio fecero irruzione nella sala: due terroristi si fecero esplodere, il terzo fu ucciso. Novanta persone persero la vita.
I terribili momenti al Bataclan di Parigi
Telegiornale 14.11.2015, 13:30

All’alba, il silenzio tornò a coprire una città sconvolta. La mattina seguente, lo Stato islamico rivendicò gli attacchi tramite la sua agenzia Amaq, definendoli “una risposta ai bombardamenti francesi in Siria”. Ma per la Francia, quella notte segnò l’inizio di qualcosa di più profondo: la consapevolezza che la guerra poteva ormai esplodere nel cuore della sua capitale.
Lo stato d’emergenza, la caccia e il processo

Lo stato d’emergenza
François Hollande dichiarò lo stato di emergenza la notte stessa, chiudendo le frontiere e mobilitando 10’000 militari dell’operazione Sentinelle. Nei primi cinque giorni furono effettuate migliaia di perquisizioni amministrative e decine di arresti. Lo stato d’emergenza, prorogato più volte, durò fino al novembre 2017, quando parte delle misure fu integrata nella legge ordinaria.
Dopo Parigi, democrazia e sicurezza
Telegiornale 14.11.2015, 21:00

Il raid di Saint-Denis
All’alba del 18 novembre 2015, cinque giorni dopo gli attentati, le unità speciali francesi assaltarono un appartamento a Saint-Denis, dove si nascondeva Abdelhamid Abaaoud, il cervello operativo degli attacchi. L’operazione durò più di sette ore: oltre 5’000 colpi sparati, esplosioni, e un intero edificio parzialmente crollato. Abaaoud fu ucciso insieme a un complice e a una cugina. Il raid pose fine alla fase immediata di allerta e confermò l’esistenza di una rete jihadista radicata tra Francia e Belgio, pronta a colpire ancora.
Parigi, attacco al covo dei terroristi
Telegiornale 18.11.2015, 13:30

La fuga e la cattura di Salah Abdeslam
Unico sopravvissuto del commando, Abdeslam fuggì a Bruxelles con l’aiuto di due amici, Mohammed Amri e Hamza Attou, che lo riportarono a Molenbeek dopo essere stati fermati tre volte ai controlli. Quel 13 novembre indossava una cintura esplosiva che non fece detonare. Desistì per paura o per rimorso? Dichiarò di aver rinunciato ad attaccare un locale, ma le versioni successive furono contraddittorie. Rimase nascosto per 127 giorni, spostandosi tra diversi covi. Il 15 marzo 2016 la polizia scoprì un rifugio a Forest, dove riuscì a fuggire. Tre giorni dopo fu arrestato a Molenbeek, ferito a una gamba. Le indagini collegarono la sua rete a quella che avrebbe colpito Bruxelles il 22 marzo 2016.

La foto segnaletica di Abdeslam che venne diffusa dalle autorità

Il processo
Il processo per gli attentati si aprì l’8 settembre 2021 a Parigi, davanti a una Corte di Assise speciale. Parteciparono oltre 1’800 parti civili, 300 avvocati e 20 imputati (11 presenti, gli altri in contumacia o ritenuti morti in Siria). Dopo 149 giorni d’udienza, il 29 giugno 2022 la Corte condannò tutti gli imputati. Salah Abdeslam ricevette l’ergastolo senza possibilità di liberazione anticipata, la pena più severa in Francia. I due amici che lo avevano aiutato furono condannati a 8 e 4 anni di carcere.

Attentati di Parigi, ergastolo per Abdeslam
Telegiornale 30.06.2022, 14:30
Dieci anni dopo: la memoria e le ferite aperte

Dieci anni dopo, Parigi conserva le cicatrici di quel 13 novembre.
I luoghi colpiti sono tornati a vivere, ma restano anche spazi di memoria. Davanti al Bataclan, ogni anniversario, fiori e fotografie ricordano le vittime e la forza di chi è sopravvissuto. Varie associazioni tengono viva la memoria con testimonianze e progetti educativi, non solo per ricordare la morte, ma soprattutto per celebrare la vita che nel frattempo è rinata.
Dieci anni fa, tuttavia, la Francia, iniziò a cambiare anche nel profondo: le misure antiterroristiche introdotte hanno certamente reso il Paese più sicuro, ma anche molto più controllato.
In questi giorni i media di tutto il mondo riportano al centro del dibattito le storie e le voci delle vittime, non solo per raccontare il terrore ma anche la resilienza di un intero Paese.
10 anni dopo gli attentati di Parigi
Millevoci 11.11.2025, 10:05
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