I ministri degli esteri di sette paesi musulmani - Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Pakistan e Indonesia - si sono riuniti lunedì pomeriggio a Istanbul, in Turchia, per discutere del futuro di Gaza. I Paesi sono concordi nel rifiutare qualsiasi tutela su Gaza, sottolineano la necessità di un governo palestinese e criticano l’operato di Israele.
Un governo palestinese per i palestinesi
“I palestinesi devono governare i palestinesi ed i palestinesi devono garantire la propria sicurezza” ha affermato Hakan Fidan, capo della diplomazia turca, in una conferenza stampa in coda al vertice. “Gaza ha bisogno di essere ricostruita e che la sua popolazione torni a casa. Deve curare le sue ferite. Nessuno vuole vedere emergere un nuovo sistema di tutela” ha aggiunto Fidan.
Si auspica inoltre una rapida conciliazione inter-palestinese, tra Hamas e l’Autorità palestinese, che consentirebbe di rafforzare la rappresentanza della Palestina all’interno della comunità internazionale.
I palestinesi devono governare i palestinesi ed i palestinesi devono garantire la propria sicurezza.
Hakan Fidan, Ministro degli affari esteri della Turchia
Criticato l’operato di Israele
Davanti al Comitato permanente per la cooperazione economica dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI), il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha criticato l’operato “molto mediocre” di Israele dall’entrata in vigore del cessato il fuoco, il 10 ottobre 2025. Invece, continua Erdogan, “Hamas sembra determinato” a rispettare l’accordo. Il presidente della Turchia ha poi concluso spronando la Lega araba e l’OCI a fornire più aiuti umanitari agli abitanti di Gaza, e, in seguito, ad avviare gli sforzi di ricostruzione.

Gaza: tregua nuovamente in vigore
Telegiornale 29.10.2025, 20:00
Si attiva la macchina diplomatica della Turchia
Prima dell’incontro odierno, sabato, il ministro degli affari esteri della Turchia Fidan ha ricevuto una delegazione dell’ufficio politico di Hamas. Ma gli sforzi diplomatici della Turchia, che sta intensificando i contatti diplomatici con i paesi della regione e cerca di influenzare la posizione filoisraeliana degli Stati Uniti, sono visti con sospetto da Israele, che la ritiene troppo vicina ad Hamas. Infatti, i leader israeliani hanno espresso più volte il proprio dissenso per l’eventuale partecipazione della Turchia alla forza internazionale di stabilizzazione a Gaza. Solo i paesi considerati “imparziali” potranno unirsi a questa forza, ha avvertito il ministro degli esteri israeliano, Gideon Saar.
In base al piano del presidente statunitense Donald Trump, su cui si fonda l’attuale accordo di cessate il fuoco, la forza di stabilizzazione dovrà essere composta principalmente da truppe di paesi arabi e musulmani e si dispiegherà a Gaza man mano che l’esercito israeliano si ritirerà.
Lunedì Fidan ha lasciato intendere che l’istituzione di una forza di stabilizzazione internazionale a Gaza, alla quale anche la Turchia desidera partecipare, richiederà tempo in quanto sarà necessaria l’approvazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, senza che nessuno dei membri permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) metti il veto.











