Oltre 2’000 personalità accademiche in Israele e Iran hanno sottoscritto una lettera che chiede un immediato cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Iran. Tra questi anche il professor David Harel, presidente dell’Accademia israeliana delle scienze e delle discipline umanistiche (IASA). L’inviato RSI Emiliano Bos lo ha intervistato telefonicamente per il Radiogiornale.
David Harel ha deciso di firmare la pace per una questione da lui definita “semplice”, ovvero la pace. “Molti come me non sono convinti dei motivi dell’attacco all’Iran”, questo perché “non ne conosciamo l’obiettivo” ha dichiarato il professore. Non si sa “né quando (questa offensiva ndr) finirà e nemmeno se fermerà davvero il programma nucleare iraniano”, ha spiegato Harel. Ciò che impensierisce è anche il fatto che “questa nuova guerra è iniziata senza prima finire quella a Gaza”, perciò “abbiamo il desiderio di fermare il bagno di sangue nella regione e portare la pace”. Il professore è ottimista riguardo a questo tema e ad un possibile aiuto da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Nei mesi scorsi il professor Harel, insieme a tre premi Nobel israeliani, ha ipotizzato la candidatura di Trump al Nobel per la pace, nel caso in cui aiutasse a liberare gli ostaggi a Gaza. Nonostante “l’immenso spirito critico verso Trump che io e molti abbiamo”, ha specificato il professore “forse è l’unico che può riuscire in questo, proprio a causa della sua imprevedibilità”. Secondo Harel Trump è “una specie di bullo che fa ciò che vuole”, questo “potrebbe permettergli di chiudere questa saga iraniana, non solo buttando altre bombe sull’Iran, ma prendendo Israele per un braccio e obbligandolo a trovare un accordo”.
Il presidente dello IASA ha riferito che occorre chiudere lo scontro con l’Iran per risolvere il conflitto a Gaza. Il professore pensa infatti che bisognerebbe “smettere di parlare di questa guerra e tornare a finire il lavoro a Gaza”, “non nel senso di continuare facendo subire alla popolazione la fame e altre cose terribili”, ma “andando via dalla Striscia e aprendo discussioni su chi avrà il controllo di Gaza a condizione della liberazione degli ostaggi”.
Nel mentre le famiglie degli ostaggi denunciano il fatto che i loro cari sono stati dimenticati con l’attacco contro l’Iran. Netanyahu potrebbe aver distratto l’opinione pubblica da Gaza, forse di proposito. “Assolutamente sì”, ha rimarcato Harel, specificando che, nonostante ciò “non tocca a me dire se sia stato di proposito”, perché “come scienziato posso solo guardare i fatti. Tutti siamo coinvolti in questa storia dell’Iran”.
In questo conflitto infatti “il Weizmann Institute è stato danneggiato da un missile iraniano e non posso lavorare nel mio ufficio”, quindi “tutti soffriamo per la vicenda con l’Iran”. La conseguenza più grave in questo momento per l’opinione pubblica israeliana è che “troppa gente dimentica quello che stiamo facendo noi a Gaza e dimentica gli ostaggi”.
Se Netanyahu trovasse un accordo su Gaza, potrebbe perderebbe l’appoggio dei partiti di ultradestra, mettendo a rischio il suo governo. “Lui prospera sulle tensioni, le guerre, le paure della gente”, e “se magicamente domattina entrambe queste guerre finissero e gli ostaggi fossero liberati, Netanyahu saprebbe di dover riprendere subito il processo contro di lui in tribunale e che presto ci sarebbero forse delle elezioni”. David Harel ha concluso ricordando che “quanto accade a Gaza è assolutamente orribile e inaccettabile”, per questo motivo in molti in Israele usano “un’espressione, non in nome mio”.