“Era già molto difficile immaginare una ripresa delle trattative sotto le bombe e quando poi si è avuta notizia dello spostamento dei bombardieri strategici era evidente che l’annuncio di Trump, che aveva fatto sapere di prendersi due settimane per decidere, era solo una mossa per buttare un po’ di fumo”, afferma Riccardo Redaelli, docente di geopolitica e di cultura e civiltà del Medio Oriente all’Università cattolica di Milano, intervenuto al Radiogiornale della RSI.
A parere dello specialista, da parte statunitense “non c’era alcuna volontà di negoziare altro che la resa dell’Iran sul nucleare, quindi accettare uno stop totale o un bombardamento”. Secondo Redaelli, l’Europa è “irrilevante a livello diplomatico” e ha sdoganato la linea dura “sperando che si chiuda qui”.
Donald Trump e Benjamin Netanyahu affermano che il mondo sta cambiando e sta nascendo un “nuovo Medio Oriente di pace e stabilità”, ma - ricorda Redaelli - “già George W. Bush aveva annunciato dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 che avrebbe esportato la democrazia in tutto il Medio Oriente. Si stanno ancora pagando le follie dell’intervento in Iraq e in disastri in Iraq e in Libia”. Netanyahu “camuffa dietro l’idea di un Medio Oriente di pace quella di allargare i confini di Israele e assecondare i desideri pericolosissimi dell’ultradestra, di creare un Medio Oriente fondato solo sugli interessi di un’idea quasi messianica di un Israele storico”.
Infine i Paesi arabi, la cui condanna per l’attacco è moderata: per l’esperto, “sono contenti di vedere l’Iran, rivale da secoli, indebolito. Ma c’è anche timore perché sanno che l’Iran può reagire, oltre colpendo Israele, intervenendo nel Golfo. E lì sarebbero a rischio gli interessi diretti degli sceicchi”.

Gli USA attaccano tre siti nucleari iraniani
Telegiornale 22.06.2025, 12:30