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Argentina, elezioni chiave per Javier Milei

Va in scena domenica il voto legislativo di “mezzo mandato” - Un appuntamento che può segnare il cammino della rivoluzione ultraliberista del presidente argentino

  • 2 ore fa
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Test alle urne per Milei

Telegiornale 25.10.2025, 20:00

  • Immagine d'archivio Keystone
Di: Emiliano Guanella, collaboratore RSI in Sud America

Un voto legislativo di “mezzo mandato” che può segnare il cammino della rivoluzione ultraliberista di Javier Milei. Gli argentini sono chiamati domenica a rinnovare la metà dei seggi della Camera dei deputati e un terzo di quelli del Senato e tutti i riflettori sono puntati sulla performance della Libertad Avanza, il partito del presidente, impegnato a consolidare una leadership a livello nazionale che negli ultimi mesi ha iniziato a barcollare.

Milei siede alla Casa Rosada in virtù della vittoria alle presidenziali del 2023, ma in Parlamento non ha i numeri per imporre le sue decisioni e più volte in questi due anni è dovuto ricorrere ad alleanze e compromessi con altri partiti di centro e moderati. In queste elezioni spera di far crescere il numero dei suoi parlamentari per poter affrontare con più calma le sfide della seconda metà del suo mandato.

L’economia è, come sempre, la principale preoccupazione di una nazione perennemente sull’orlo del precipizio. Milei ha risanato i conti dello Stato con una politica severa di tagli alla spesa pubblica e al Welfare. È riuscito nel miracolo di portare un’inflazione che era arrivata al 200% al livello più “accettabile”, data la congiuntura, del 15-20% su base annua, ma non si è ancora vista quella crescita economica portentosa che aveva promesso.

I salari non aumentano e molte famiglie di classe media non riescono ad arrivare a fine mese. La motosega che ha tagliato il budget di sanità, educazione e trasporti pubblici si è fatta sentire soprattutto sulle categorie più deboli, come i pensionati che da mesi protestano veemente contro le sue politiche ortodosse.

I mercati lo hanno inizialmente accompagnato, ma ora si fa sentire lo spettro di un tracollo finanziario, perché di fatto il contenimento delle spese non è bastato a risolvere il problema gigantesco del debito pubblico.

A soccorrerlo è intervenuto Donald Trump, con la promessa di un maxi-aiuto di 40 miliardi di dollari che dipenderà però dal risultato delle urne. “Siamo pronti a salvare l’Argentina - ha detto Trump dopo l’incontro bilaterale avuto con Milei alla Casa Bianca – ma lo faremo solo dopo le elezioni: non siamo disposti ad aiutare Paesi che votano a sinistra”.

Sul cammino di Milei, oltre alla combattiva opposizione peronista che riparte dal suo bastione della sterminata periferia di Buenos Aires, ci sono alcuni scandali recenti, tra cui la sponsorizzazione da lui data alla criptomoneta Libra, poi clamorosamente fallita e la denuncia di una richiesta di tangenti da parte di sua sorella Karina, che occupa il posto di segretaria generale di governo. Alcuni ministri importanti come i titolari di Esteri a Giustizia hanno già dato le dimissioni, altri cambi nell’esecutivo sono previsti nel lunedì post voto. La politica argentina è, ancora una volta, in subbuglio.

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