Si è ufficialmente aperta questo lunedì la COP30, la trentesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, che quest’anno si tiene a Belém, in Brasile. L’appuntamento inizia in un clima geopolitico delicato e con alcuni assenti come gli Stati Uniti. Quest’anno si compiono anche 10 anni dall’accordo di Parigi, ma oggi solo 89 Paesi su 195 firmatari hanno consegnato i loro obiettivi per ridurre i gas ad effetto serra, che producono il 64% delle emissioni, sottolinea il collaboratore RSI dall’America latina Emiliano Guanella. L’Unione europea è in prima fila negli sforzi di riduzione delle emissioni e anche Brasile e Indonesia hanno lanciato un piano per salvaguardare le grande foreste pluviali del mondo.
Il presidente brasiliano Lula vorrebbe una COP di successo, ma la conferenza dei capi di Stato, che si è tenuta prima dell’inizio ufficiale del summit, non è stata molto partecipata e a Belém ci sono 160 Paesi, una trentina in meno rispetto alle conferenze degli scorsi anni. Questo a causa degli alti prezzi dei pernottamenti, proibitivi per alcune delegazioni. Ci sono poi Paesi che presenzieranno con delegazioni di basso profilo.
Una mancata presenza che pesa molto è quella degli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump aveva deciso a inizio del suo secondo mandato di uscire nuovamente dall’accordo di Parigi e la sua linea sul tema del clima è quella che non vi sia alcun riscaldamento globale. Linea condivisa anche da alcuni altri presidenti, come quelli dell’Argentina e del Paraguay, che sono però delle grandi potenze agricole.
La Cina, considerevole potenza industriale, è presente alla COP. Ha fatto grandi passi avanti, soprattutto sulle energie rinnovabili e sulle macchine elettriche, ma c’è ancora molta strada da fare. Altro “grande inquinatore” presente è l’India, il Paese più popoloso al mondo, che non ha ancora chiarito il suo impegno nella lotta alla crisi climatica.
Nelle prossime due settimane si incontreranno negoziatori, tecnici e funzionari per trovare delle soluzioni a favore del clima tenendo conto dei diversi interessi delle nazioni.









