Analisi

Cina-USA, ora il dialogo sui dazi si fa serio

L’incontro che si terrà a Ginevra darà il via libera a un vero e proprio processo negoziale

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Incontro Cina-USA a Ginevra

Telegiornale 07.05.2025, 12:30

Di: Lorenzo Lamperti, collaboratore RSI da Taiwan

Via al dialogo, ora sul serio. Cina e Stati Uniti si danno appuntamento in Svizzera per i primi colloqui ufficiali da quando è iniziata la nuova guerra commerciale. La scelta di Ginevra non è casuale, visti i recenti e fruttuosi scambi diplomatici tra il governo svizzero e quello cinese. L’annuncio arriva dopo giorni di segnali di apertura. Da una parte, Donald Trump ha annunciato a più riprese l’intenzione di abbassare i dazi sui prodotti cinesi, attualmente al 145%. Dall’altra, Pechino ha stilato una lista di prodotti statunitensi esenti dalle tasse aggiuntive del 125% imposte come ritorsione. Eppure, l’annuncio supera le attese per la sua qualità. In Svizzera ci saranno infatti il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, e il vicepremier cinese, He Lifeng. Si tratta di un incontro ai massimi livelli, visto che He è anche e soprattutto lo “zar” delle politiche economiche di Pechino. In Asia, molti attendevano un primo passaggio a un grado inferiore, magari capitanato da Li Chenggang, ex inviato cinese presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio a Ginevra e da poche settimane nominato capo negoziatore commerciale. La scelta di He, così come quella di Bessent, indica che forse le due potenze si sono accorte di aver esagerato (d’altronde Trump ha persino ammesso qualche possibile errore) e che ora serve una de-escalation. Il vicepremier è considerato un fedelissimo di Xi Jinping, con cui ha un rapporto profondo da decenni, sin da quando il presidente cinese era un funzionario della provincia meridionale del Fujian e lo invitò al suo matrimonio nel 1987. Negli scorsi anni, He è stato protagonista del disgelo commerciale con Washington insieme all’ex segretaria al Tesoro Janet Yellen.

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A Ginevra i colloqui USA-Cina

Telegiornale 07.05.2025, 20:00

Ora ci riprova con Bessent, anche se il percorso appare accidentato. I media cinesi presentano l’incontro come un modo per rompere il ghiaccio e interrompere la spirale di sfiducia, ma avvertono che la strada verso la distensione sarà lunga e che prima di un vero e proprio negoziato servono gesti di “buona volontà” da parte di Washington. Al di là delle parole, l’incontro dimostra che anche la Cina ha bisogno di fermare l’escalation, dopo che gli ultimi dati su servizi e produzione manifatturiera hanno iniziato a mostrare l’impatto dei dazi. Per giustificare l’avvio di una trattativa, Pechino ha però bisogno di mostrare Washington come la parte debole e più bisognosa di un accordo. Anche per questo, nell’annunciare i colloqui di Ginevra, il governo ha sottolineato che l’iniziativa nasce su insistenza della Casa Bianca.

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USA-Cina, cosa ne pensa Ignazio Cassis

Telegiornale 07.05.2025, 20:00

La sensazione è che dall’incontro si uscirà senza accordi specifici, ma col possibile riconoscimento reciproco di aver imboccato la “strada giusta” per dare il via libera a un vero e proprio processo negoziale. Al di là degli annunci espliciti, ci si aspetta che entrambe le parti si mostrino disponibili a compiere dei passi utili a ridurre le tensioni. Bessent potrebbe paventare un sostanziale taglio alle tasse doganali, He potrebbe presentare una proposta concreta sul fentanyl, l’oppioide letale molto diffuso negli Stati Uniti che viene prodotto soprattutto grazie a sostanze chimiche che raggiungono l’America dalla Cina. Si tratta della scusa originaria con cui Trump ha imposto i primi round di dazi contro i prodotti cinesi. Già negli anni scorsi, Pechino aveva paventato all’amministrazione Biden maggiori controlli su queste sostanze chimiche, ora sarebbe disposta a inserire garanzie più precise. Da tenere presente, inoltre, che i colloqui arrivano prima che vengano emanate le nuove regole sulle esportazioni delle terre rare, fondamentali per l’industria elettronica, la tecnologia verde e la difesa. La severità dei maggiori controlli annunciati da Pechino potrebbe essere modulata a seconda dell’andamento del nascente negoziato. Un primo test di fiducia sarà sulla capacità e volontà dell’amministrazione Trump di rispettare le tradizionali cautele diplomatiche cinesi, senza azzardi retorici o forzature nella comunicazione all’esterno.

Una notevole differenza rispetto al primo mandato di Trump è la posizione assunta da Xi. Nel 2017, il presidente cinese andò in visita da quello statunitense entro i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca, accettando l’invito nella tenuta di Mar-a-Lago per dare un tono più amichevole e quasi intimo alle relazioni bilaterali. Stavolta, Xi non ha sin qui accontentato le richieste di incontro e nemmeno quelle di colloquio telefonico. Quasi come se il leader cinese cerchi di porsi in una posizione di superiorità e lasci trattare i suoi fedelissimi, mentre lui prosegue con una fitta agenda diplomatica (che lo vede attualmente in Russia) la “prova di resistenza” contro quello che definisce “bullismo commerciale”. Xi è deciso a non mostrare segni di debolezza. Ed entrerà in prima persona nei colloqui con gli Usa solo quando avrà garanzie, almeno parziali, sulla possibilità di raggiungere un’intesa.

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