“L’accordo alla fine non renderà felici né la Russia né l’Ucraina”. Così il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, in un’intervista a Fox. Vance ha detto di non credere “che un incontro tra Putin e Zelensky sarebbe produttivo prima dell’incontro con Trump. Alla fine è il presidente americano che deve riunire le parti”. “Parleremo con l’Ucraina, manterremo aperto il dialogo, ma fondamentalmente si tratta di qualcosa in cui il presidente deve costringere Putin e Zelensky a sedersi a un tavolo”, ha spiegato Vance. “Naturalmente condanniamo l’invasione che è avvenuta, ma serve la pace e l’unico modo per raggiungerla” è parlare, ha sottolineato.
E destano preoccupazione, per Kiev e le capitali europee, le parole con le quali Vance ha ribadito che l’amministrazione Trump non vuole più finanziare la difesa dell’Ucraina. “Vogliamo raggiungere una soluzione pacifica. Vogliamo fermare le uccisioni. Ma credo che gli americani siano stanchi di continuare a inviare i soldi delle loro tasse a questo conflitto”, ha spiegato Vance, mettendo in evidenza che “se però gli europei vogliono farsi avanti e acquistare effettivamente le armi dai produttori americani per noi va bene”. La stessa posizione espressa il mese scorso da Trump, il quale aveva ammesso che per gli USA si tratta di un “business”.
Vance ha anche affermato che il presidente statunitense Donald Trump sta pensando di punire Pechino per il petrolio russo. Tuttavia, ha sottolineato, il caso della Cina è più complicato di quello dell’India.
Nella dichiarazione congiunta firmata dai leader dei principali alleati di Kiev (dopo il vertice di sabato in Inghilterra, a cui hanno partecipato anche emissari ucraini e il vice presidente americano Vance) si può leggere, tra l’altro: “solo un approccio che combina diplomazia attiva, sostegno all’Ucraina e pressione sulla Russia può avere successo. Accogliamo con favore il lavoro del presidente Trump per fermare le uccisioni in Ucraina, porre fine alla guerra di aggressione illegale e non provocata della Federazione russa e raggiungere una pace e una sicurezza giuste e durature per l’Ucraina”. A firmare la presa di posizione in vista del vertice sull’Ucraina tra il presidente statunitense Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin in programma venerdì prossimo sono Francia, Italia, Germania, Polonia, Finlandia e Unione europea.
La Russia dal canto suo si è scagliata contro i Paesi europei, accusandoli di voler boicottare i tentativi di Trump di raggiungere la pace in Ucraina, a cinque giorni dal vertice con Vladimir Putin in Alaska. “Gli euroimbecilli cercano di ostacolare i tentativi americani di aiutare a risolvere il conflitto ucraino”, ha affermato l’ex presidente Dmitry Medvedev, dopo che, in una dichiarazione congiunta, i leader di Francia, Italia, Germania, Polonia, Finlandia e della UE hanno ribadito il loro “incrollabile impegno” per “l’integrità territoriale dell’Ucraina” e hanno fatto appello a “fare pressione su Mosca” con “misure restrittive”. “Dichiarazione che la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha liquidato come un “volantino nazista”. “L’ufficio di (Volodymyr) Zelensky (il presidente ucraino) ha pubblicato una dichiarazione congiunta (...) chiedendo un cessate il fuoco. Ma non del tipo che si otterrebbe interrompendo la fornitura di armi ai terroristi di Kiev. Al contrario, un altro volantino nazista afferma che il successo nel raggiungimento della pace in Ucraina può essere raggiunto solo esercitando pressioni sulla Russia e sostenendo Kiev”, si legge in un post pubblicato sulla piattaforma di messaggistica Telegram.
La questione ucraina e i passi da intraprendere prima del faccia a faccia Trump-Putin saranno dibattuti anche lunedì, durante una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell’UE, convocati in videoconferenza dalla responsabile della diplomazia europea, Kaja Kallas, che in un comunicato ha affermato: Sono in gioco gli interessi vitali dell’Europa.
Nel frattempo, sempre in una dichiarazione congiunta, i leader dei Paesi nordici e baltici (Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia, Svezia) hanno dichiarato che restano fermi nel loro “incrollabile sostegno alla sovranità, all’indipendenza e all’integrità territoriale dell’Ucraina di fronte alla guerra di aggressione illegale della Russia”. “Riaffermiamo il principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza”, evidenziano i leader, indicando che “i negoziati” di pace “possono svolgersi solo nel contesto di un cessate il fuoco”.

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