Nei mesi scorsi le forze armate israeliane hanno portato avanti un’operazione a tenaglia nella striscia di Gaza, prendendo il controllo di sempre più territorio, fino ad arrivare all’espansione delle operazioni di terra su Gaza City lanciata la scorsa notte. Mentre le truppe avanzano, con i bombardamenti e gli ordini di evacuazione, centinaia di migliaia di palestinesi stanno cercando rifugio nel sud della striscia. Qui il Telegiornale della RSI ha raggiunto Tess Ingram, portavoce dell’UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa.
“Mi trovo ad Al-Mawasi, nella parte meridionale della Striscia di Gaza. Questa zona fa parte della cosiddetta zona umanitaria, dove vengono indirizzate le persone provenienti da Gaza City e da altre parti del nord della Striscia. Quindi qui continua ad arrivare sempre più gente. Sappiamo che nell’ultimo mese sono stati registrati quasi 150’000 spostamenti da nord a sud. La gente è costretta a lasciare Gaza City e a venire qui verso un futuro sconosciuto. Molti di quelli con cui ho parlato descrivono il loro viaggio verso l’ignoto dicendo ‘non ho una meta. Non ho un piano. Non ho nemmeno una tenda dove dormire stanotte’, perché sono partiti in preda alla paura, in mezzo ai combattimenti, lasciandosi alle spalle quel poco che avevano. A al Mawasi c’è bisogno di tutto e naturalmente sappiamo che, nonostante questa zona sia definita zona sicura o zona umanitaria, non è sicura perché le persone non hanno ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere, ma anche perché continua a essere sotto attacco”.
In quanto UNICEF, cosa ci può dire sulla situazione dei bambini a Gaza City?
“Sappiamo che solo negli ultimi due mesi, nella città di Gaza sono stati diagnosticati oltre 10’000 casi di malnutrizione infantile. Questo significa che questi 10’000 bambini hanno bisogno di cure immediate per la malnutrizione acuta. Però i centri che esistevano a Gaza City per curare questi bambini sono stati costretti a chiudere a causa del pericolo rappresentato dall’escalation militare o per gli ordini di evacuazione. Dieci hanno chiuso la settimana scorsa, altri sei hanno chiuso questa settimana. Significa che un terzo di quelli che c’erano ora sono chiusi. Questi centri sono un’àncora di salvezza per i bambini, li aiutano a sopravvivere alla malnutrizione”.
Diceva che dove si trova adesso, ad Al-Mawasi, continuano ad arrivare persone in fuga. Cosa raccontano?
“Oggi ho incontrato una madre, Sylvia, che ha due bambini piccoli, un maschio di sette anni e uno di cinque, ed era lì con suo marito, appena arrivati ad Al-Mawasi, e stavano raccogliendo pezzi di legno per cercare di costruire un rifugio di fortuna. Mi ha detto che avevano delle coperte. Erano coperte che erano state usate per coprire alcuni animali che avevano incrociato lungo la strada verso sud, e le stavano usando come pareti e tetto del riparo che stavano costruendo. Questa famiglia ha lasciato Gaza City ieri, nel cuore della notte, mentre gli attacchi intorno a loro diventavano sempre più intensi, e ha camminato nel buio verso sud”.
Dal Telegiornale










