CRISTIANESIMO

“Preti contro il genocidio”, la voce della Chiesa italiana per la giustizia in Palestina

Centinaia di sacerdoti e religiosi si mobilitano per denunciare le violenze a Gaza, invocare la pace e chiedere il rispetto del diritto internazionale

  • 16 settembre, 14:00
  • 15 ottobre, 11:55
Bambini a Gaza

Bambini a Gaza

Di: Rod 

Un gruppo sempre più ampio di sacerdoti, religiosi e vescovi italiani ha deciso di prendere posizione pubblicamente contro le violenze che stanno colpendo la popolazione civile palestinese nella Striscia di Gaza e nei territori occupati. Con un appello aperto, firmato da quasi quattrocento presbiteri provenienti da tutta Italia, si è costituita una rete che si definisce “Preti contro il genocidio”. Tra i firmatari figurano anche nomi noti come Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, Giovanni Ricchiuti, emerito di Altamura e presidente di Pax Christi, e Domenico Mogavero, emerito di Mazara del Vallo. Il gruppo ha già fissato un primo appuntamento pubblico a Roma, previsto per il 22 settembre, dove si terrà un momento di preghiera collettiva per invocare la fine delle ostilità e chiedere giustizia.

Nel testo dell’appello, i sacerdoti esprimono indignazione e dolore per la tragedia umanitaria in corso, chiedendo a Dio la fine del “genocidio” in atto, il disarmo dello Stato di Israele per evitare ulteriori vittime innocenti, la condanna per crimini di guerra contro i responsabili delle stragi, la forza di difendere ogni vita umana e la sapienza necessaria per costruire una pace fondata sulla giustizia e sulla verità. Il messaggio si conclude con un invito ai leader politici italiani e internazionali affinché abbiano il coraggio di negoziare, di dialogare e di applicare i principi costituzionali senza cedere a pressioni o compromessi. La speranza è quella di una pace “disarmata e disarmante”, capace di abbattere muri e costruire ponti.

I promotori dell’iniziativa tengono a precisare che la rete non nasce per fomentare odio o divisione, ma per dare voce a tante iniziative personali che già esprimono denuncia e richiamo alla giustizia, nel rispetto del Vangelo e della Costituzione italiana. L’ispirazione arriva da tre fonti fondamentali: la Parola di Dio, che annuncia la pace; l’articolo 11 della Costituzione, che sancisce il ripudio della guerra; e gli accordi internazionali che vietano la vendita di armi a chi commette crimini contro i civili.

La presa di posizione nasce da una profonda consapevolezza umana e dalla volontà di vivere la fede in modo coerente, anche quando questo comporta il coraggio di dire verità scomode. I firmatari respingono con fermezza ogni accusa di antisemitismo, chiarendo che la loro critica è rivolta alle scelte politiche dello Stato di Israele e non al popolo ebraico. Citano anche l’International Holocaust Remembrance Alliance, che riconosce come legittime le critiche verso Israele se analoghe a quelle rivolte a qualsiasi altro Stato. Al contrario, i sacerdoti affermano di riconoscere nel popolo ebraico le proprie radici comuni e denunciano l’uso distorto del potere politico-militare e la strumentalizzazione del nome di Dio, come fecero i profeti della tradizione ebraica contro i re ingiusti del loro tempo.

Gli obiettivi della rete sono molteplici. Oltre alla preghiera per una pace autentica nei territori palestinesi e in tutti i luoghi del mondo segnati da conflitti, si intende sensibilizzare sacerdoti e comunità religiose, promuovere il dialogo anche con chi è considerato nemico, denunciare le violenze contro i civili e lo stato di apartheid che perdura da oltre settant’anni, chiedere il rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, e favorire una cultura della riconciliazione basata su inchieste indipendenti e imparziali, anche sugli eventi del 7 ottobre 2023 e su ciò che li ha preceduti e seguiti.

Oltre alla lettera aperta, la rete ha in programma ulteriori azioni: sensibilizzare le parrocchie, collaborare con realtà cristiane e interreligiose impegnate per la pace, e fare pressione sui parlamentari italiani affinché venga rispettato l’articolo 11 della Costituzione, venga sospesa la vendita di armi a chi commette crimini contro i civili, e si promuova un impegno concreto per il cessate il fuoco e l’avvio di un processo di pace. Il primo appuntamento nazionale, previsto a Roma il 22 settembre, si svolgerà alla vigilia della fase finale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con l’intento di dare visibilità e forza a una voce che nasce dalla fede, dalla coscienza e dal desiderio di giustizia.

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“24 Heures” con Dominique Botti

Stampa Nazionale 16.09.2025, 08:02

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  • Natascha Fioretti

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