Una delegazione statunitense guidata dal segretario al Tesoro Scott Bessent e da Jamieson Greer, rappresentante per il commercio, e una cinese con il vicepremier He Lifeng, sono tornate a incontrarsi lunedì a Stoccolma, dove sono ripresi i colloqui in vista di un accordo sui dazi. Si prevede che i negoziati sfocino in una nuova tregua, un’ulteriore sospensione delle misure reciproche adottate negli scorsi mesi dopo la spinta protezionista di Donald Trump a cui Pechino aveva risposto per le rime, tanto che i dazi erano giunti a toccare il 145% su un fronte e il 125% sull’altro. Una prima pausa di 90 giorni era stata concordata in maggio a Ginevra, un secondo incontro si era poi svolto a Londra.
I rappresentanti delle due principali economie mondiali sono stati accolti dal premier svedese Ulf Kristersson a inizio pomeriggio nel palazzo di Rosenbad.
Le trattative - di due giorni secondo i programmi - seguono l’accordo raggiunto da Washington con l’Unione Europea. Pechino ha fatto sapere di aspettarsi che si svolgano “in uno spirito di mutuo rispetto e reciprocità”. Si potrebbe inoltre spianare la strada a un incontro fra Trump e il suo omologo Xi Jinping.
Per la politica commerciale della Casa Bianca è una settimana decisiva: non solo l’intesa con Bruxelles, ma anche l’imminente scadenza del 1° agosto a partire dalla quale scatteranno aumenti per i prodotti in entrata negli Stati Uniti e in provenienza da molti Paesi. Per l’UE con l’intesa raggiunta varrà un tasso del 15%, ma ad altri andrà peggio: tariffe fino al 50% (rispettivamente 35 e 30% per i vicini Canada e Messico). Per la Cina i dazi al momento non sono comunque a zero, ma al 30% che era già in vigore da prima di quest’anno.