In un’intervista esclusiva concessa all’inviata della RSI Naima Chicherio, Ahmad Fattouh, portavoce di Fatah, il partito del presidente palestinese Mahmud Abbas che governa la Cisgiordania, ha offerto uno sguardo sulla complessa situazione in Medio Oriente e sulle speranze per una pace duratura.
Fattouh ha iniziato l’intervista affrontando la questione della fiducia verso Israele dopo oltre due anni di conflitto. “Ovviamente, non possiamo fidarci di Israele,” ha dichiarato senza mezzi termini. “Come ci si può fidare di uno Stato che affama i bambini fino a ucciderli?” Nonostante questa dura premessa, Fattouh ha espresso fiducia nella comunità internazionale, in particolare negli Stati Uniti. “Confidiamo che il presidente Trump voglia fare un passo coraggioso per porre fine a questo conflitto e le sue garanzie ci danno un po’ di speranza,” ha affermato.
Interpellato sul ruolo di Washington nel recente piano per Gaza, Fattouh ha sottolineato l’importanza della pressione americana. “Credo che la pressione degli Stati Uniti abbia avuto un impatto enorme,” ha spiegato. “Non dimentichiamo il ruolo dei Paesi arabi o la pressione esercitata da Francia, Arabia Saudita e Nazioni Unite. Tutto questo ha avuto un ruolo fondamentale, ma a finanziare e fornire armi a Israele sono gli Stati Uniti; quindi, erano gli unici in grado di fare ulteriori pressioni e portarci a questo punto.”
Riguardo al piano di pace per Gaza, Fattouh ha espresso preoccupazione per la mancanza di attenzione alla situazione in Cisgiordania. “Se vogliamo arrivare ad una pace duratura, credo che non si possa non menzionare l’occupazione dei coloni, il terrorismo dei coloni,” ha affermato. “Invece non si parla della liberazione della Cisgiordania e questa è una delle debolezze di quell’accordo.” Tuttavia, ha espresso ottimismo sul fatto che Trump abbia lasciato la porta aperta a ulteriori discussioni e ha delineato una roadmap per la pace: “Bisogna innanzitutto fermare il genocidio e poi adottare il principio della calma. Lasciamo che le persone a Gaza tornino nelle loro case, ma poi bisogna avviare un processo di discussione e di confronto politico finché non raggiungeremo una soluzione.”
Il portavoce ha anche evidenziato gli sforzi diplomatici di Fatah e dell’Autorità Nazionale Palestinese. “La pressione diplomatica e l’enorme cambiamento che vediamo in Europa è frutto anche del lavoro di Fatah, dell’Autorità Nazionale Palestinese e del presidente Mahmoud Abbas,” ha dichiarato. “Tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata una storica amicizia, una relazione di oltre 30 anni con i Paesi europei.”
Riguardo alle relazioni con gli Stati Uniti, Fattouh ha rivelato: “Non abbiamo mai smesso di impegnarci per costruire quel canale con Trump. Sfortunatamente il presidente non ha accettato i nostri sforzi, ma ci ascolta comunque fino in fondo.” Ha sottolineato l’importanza di intermediari come Qatar, Egitto, Turchia e Paesi europei come Francia, Spagna e Irlanda nel trasmettere la voce palestinese. Ha infine espresso la speranza di un incontro diretto con il presidente Trump: “Lui è sempre invitato. Abbiamo anche sempre cercato di andare alla Casa Bianca, ma non abbiamo avuto successo. Quindi spero che questa volta, dopo due anni di genocidio, almeno per ricordare tutti quei bambini morti di fame a Gaza, venga in Palestina e ci ascolti.”