Benjamin Netanyahu ha accettato il piano di pace in venti punti per Gaza elaborato da Donald Trump. L’annuncio è stato dato nella serata di oggi, lunedì, dopo l’atteso colloquio a Washington fra i due statisti.
Il presidente USA ha ringraziato il premier d’Israele e ha aperto una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca, definendo la giornata odierna come “forse una delle più belle della civiltà”. La proposta statunitense prevede una cessazione immediata del conflitto nella Striscia, con un ritiro graduale delle forze israeliane e il rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas entro 72 ore dal via libera di Israele.
Una volta liberati gli ostaggi, più di un migliaio di prigionieri palestinesi verrebbero rilasciati da Israele. Quanto al territorio palestinese, esso verrebbe temporaneamente governato da un’autorità di transizione “tecnocratica e apolitica”, dalla quale Hamas sarebbe escluso. La stessa verrebbe sottoposta alla supervisione di un “comitato di pace” presieduto dallo stesso Trump e nel quale avrebbe un ruolo l’ex premier britannico Tony Blair.
Sempre in base al documento diffuso dalla Casa Bianca, “nessuno sarà costretto” a lasciare Gaza se il piano di pace verrà attuato. Gli abitanti sarebbero anzi “incoraggiati” a rimanervi e a partecipare alla ricostruzione della Striscia.
“Accetto il tuo piano per mettere fine alla guerra”, ha dichiarato il premier israeliano rivolgendosi a Trump durante la conferenza stampa. Lo stesso Netanyahu ha tuttavia precisato che “finirà il lavoro” a Gaza, se Hamas non accetterà la soluzione del presidente USA.

Gaza: Trump annuncia l'accordo con Israele
Telegiornale 30.09.2025, 12:30
Il forum delle famiglie degli ostaggi: accordo storico
“Dopo quasi due anni di angoscia inimmaginabile, ci troviamo a un punto di svolta storico. Siamo profondamente grati al Presidente Trump per il suo incrollabile impegno verso le nostre famiglie e verso lo Stato di Israele, e per aver raggiunto ciò che desideravamo disperatamente fin dal 7 ottobre: un accordo per riportare a casa tutti i nostri cari”. Lo scrive il Forum delle famiglie degli ostaggi in una nota. Questo è un accordo storico che permetterà al nostro popolo di guarire, di porre fine alla guerra e di tracciare un nuovo futuro per il Medio Oriente”.
Hamas, resistenza armata nostro diritto senza uno Stato
Dal canto suo il funzionario di Hamas, Tahir al-Nunu, ha dichiarato che “la resistenza armata è un diritto del popolo palestinese finché esiste l’occupazione”. “Se il popolo palestinese sarà liberato e verrà creato uno Stato palestinese, allora non ci sarà più bisogno né di resistenza né di armi” ha detto il funzionario in un’intervista al canale qatariota Al-Arabi. “La presenza degli ostaggi è legata alla fine della guerra e al ritiro dell’occupazione dalla Striscia di Gaza. Siamo pronti a rilasciare tutti i prigionieri che deteniamo, sia vivi che morti. La loro presenza è temporanea, fino alla fine della guerra e a uno scambio di prigionieri dignitoso,” ha dichiarato. Inoltre, ha affermato che Hamas è pronto a un accordo con l’Autorità Palestinese riguardo al “giorno dopo”. Al-Nunu ha aggiunto: “Ci sono ostaggi che sono morti, e sono necessari mezzi tecnici per recuperarne i corpi. Questo richiede tempo, e lo abbiamo già detto durante i negoziati. Siamo pronti a liberarli tutti come parte di un accordo complessivo per porre fine alla guerra e garantire il ritiro dell’occupazione dalla Striscia di Gaza”.
I principali punti del piano di pace stilato da Trump
Una Striscia di Gaza “riqualificata” e senza Hamas, che “non rappresenti più una minaccia” per Israele e i suoi vicini. E’ questo il punto 1 del piano stilato dall’amministrazione Trump per porre fine alla guerra. E che, nella versione pubblicata dalla Casa Bianca, ha perso uno dei 21 paragrafi circolati sui media nei giorni scorsi. Si prevede tra l’altro che lo stesso Trump guidi il nuovo meccanismo di transizione per Gaza, il Board of Peace, “insieme ad altri membri e capi di Stato, tra cui l’ex premier britannico Tony Blair”.
Se entrambe le parti accetteranno la proposta “la guerra cesserà immediatamente”, assicura il punto 3. “Le forze israeliane si ritireranno sulla linea concordata per preparare il rilascio degli ostaggi”, vivi e morti, che dovrà avvenire - punto 4 - “entro 72 ore” . In cambio (punto 5) Israele rilascerà 250 palestinesi che scontano l’ergastolo e 1’700 abitanti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre. Inoltre, per le salme di ogni ostaggio israeliano morto restituito, Israele consegnerà i resti di 15 cittadini di Gaza deceduti.
Il punto 6 prevede che Hamas deponga le armi. Ai miliziani “che si impegnano a una coesistenza pacifica verrà concessa l’amnistia”, e “sarà garantito un passaggio sicuro” a chi sceglierà l’esilio.
Sul piano umanitario (punti 7-8) “tutti gli aiuti saranno immediatamente inviati nella Striscia di Gaza. Come minimo, le quantità saranno coerenti con quanto previsto dall’accordo del 19 gennaio 2025”. L’ingresso e la distribuzione “avverranno senza interferenze da entrambe le parti attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, la Mezzaluna Rossa e altre istituzioni internazionali” non associate né a Israele né a Hamas. E sarà riaperto il valico di Rafah.
Al punto 9 viene descritto il nuovo organismo di transizione, composto da “un comitato palestinese tecnocratico e apolitico” per la gestione quotidiana dei servizi alla popolazione, e “con la supervisione e il controllo di un nuovo organismo transitorio internazionale, il ‘Board of Peace’”.
I punti 10 e 11 parlano di “un piano di sviluppo economico di Trump per ricostruire e rivitalizzare Gaza” elaborato con “un gruppo di esperti che hanno contribuito alla nascita di alcune delle fiorenti città moderne del Medio Oriente”. Si citano “molte proposte di investimento” e “idee di sviluppo entusiasmanti” che “saranno prese in considerazione”. Sarà inoltre “istituita una zona economica speciale con tariffe di accesso preferenziali da negoziare con i Paesi partecipanti”.
“Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che desiderano andarsene saranno liberi di farlo e liberi di tornare. Incoraggeremo le persone a rimanere e offriremo loro l’opportunità di costruire una Gaza migliore”, si legge nel punto 12. Mentre i paragrafi 13 e 14 ribadiscono che Hamas “non avrà alcun ruolo, né direttamente né indirettamente”, Gaza sarà “smilitarizzata” e “i partner regionali forniranno la garanzia” per assicurare che la “Nuova Gaza” non rappresenti più “una minaccia”.
Il punto 15 prevede che “gli Stati Uniti collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una Forza di Stabilizzazione Internazionale (Isf) temporanea da dispiegare immediatamente a Gaza”, che addestrerà le future forze di polizia palestinesi.
Al punto 16 Israele si impegna a “non occupare né annettere Gaza”, ma non si fa più menzione al veto americano di annessione della Cisgiordania, che lo stesso Trump aveva invece garantito ai leader arabi.
Il piano parla inoltre (18) di “dialogo interreligioso”, “valori della tolleranza e della coesistenza pacifica, per cambiare la mentalità e le narrazioni di palestinesi e israeliani”.
Negli ultimi due paragrafi si prevede infine, con molti condizionali, “un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la sovranità” di uno Stato palestinese, ma solo “una volta che la riqualificazione di Gaza sarà stata portata avanti e il programma di riforma dell’Anp sarà stato fedelmente implementato”.

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Notiziario 29.09.2025, 21:00
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