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Gaza, quando è genocidio?

Il professore Omer Bartov spiega per quale motivo usa questo termine per descrivere quello che sta accadendo nella Striscia

  • Un'ora fa
04:05

Quando è genocidio?

Telegiornale 02.08.2025, 20:00

  • Keystone
Di: Telegiornale/FCi 

Quanto sta accadendo nella striscia di Gaza è genocidio? Il dibattito su questo termine è più che mai acceso. Sempre più intellettuali israeliani ed ebrei hanno cominciato a usare questa parola, come Omer Bartov, professore di studi dell’olocausto e del genocidio alla Brown University, che in un editoriale pubblicato dal New York Times ha accusato apertamente il Governo israeliano di genocidio. Il Telegiornale l’ha intervistato.

“Ho iniziato a pensare che non ci fosse modo di negare che si trattasse di genocidio già nella tarda primavera del 2024. Dopo il 7 ottobre il Governo israeliano aveva dichiarato che i suoi principali obiettivi di guerra erano distruggere Hamas e liberare gli ostaggi. Nel maggio, giugno, luglio del 2024, è diventato chiaro che questo non era in realtà l’obiettivo principale della guerra, ma che l’obiettivo principale era rendere Gaza inabitabile per la sua popolazione, con la distruzione sistematica di tutto ciò che rende possibile la vita in quella zona”.

Il professore sottolinea che “oltre il 70% di tutte le strutture di Gaza sono state distrutte o danneggiate. Intere città sono state cancellate, le infrastrutture sono state distrutte”.

Israele nega che si tratti di genocidio e in un editoriale, pubblicato dopo quello di Bartov, sempre sul New York Times, il giornalista conservatore Bret Stephens scrive: “No, non è genocidio e se l’intenzione fosse quella, i morti sarebbero molti di più”. Bartov trova questa tesi “davvero strana. Prima di tutto sembra esserci l’idea che forse 60’000 o 100’000 morti su 2 milioni non siano sufficienti”.

La Convenzione sul genocidio, sottolinea Bartov, “parla di azioni compiute con l’intento di distruggere un gruppo in tutto o in parte”. Azioni che, secondo il documento, non riguardano unicamente le uccisioni, ma anche il creare le condizioni che rendono impossibile la sopravvivenza del gruppo, nonché impedire le nascite o causare gravi danni alla nascita.

Bartov spiega anche che “genocidio, ovvero la distruzione di un gruppo in quanto tale, non è necessariamente l’uccisione di tutti i membri del gruppo, ma il fatto di rendere quel gruppo incapace di ricostituirsi in seguito. E quindi la distruzione delle università, delle scuole, delle moschee, dei musei, di tutto ciò che permetterebbe a un gruppo di ricostituirsi, è anche una chiara prova del tentativo di distruggere i palestinesi di Gaza”.

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