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Haiti nella morsa delle gang: si discute una nuova missione internazionale

Il paese caraibico sprofonda nel caos tra violenze estreme, missioni internazionali inefficaci e una leadership di transizione senza legittimazione

  • 2 ore fa
01:32

Info Notte del 31.08.2025: Dilaga la violenza ad Haiti, il servizio di Laura Daverio

RSI Info 01.09.2025, 06:54

  • Keystone
Di: Laura Daverio 

Port-au-Prince è oggi una città in ginocchio. Non esistono quartieri sicuri, la quasi totalità della capitale haitiana è sotto il controllo delle gang, lo Stato è assente, e la popolazione civile è ostaggio di un conflitto di cui non si vede la fine. “L’autorità statale si sta sgretolando, mentre la violenza delle gang paralizza la vita quotidiana,” ha dichiarato il Segretario Generale dell’ONU António Guterres davanti al Consiglio di Sicurezza. Nonostante l’emergenza umanitaria, Haiti continua a essere “vergognosamente trascurata e drammaticamente sotto finanziata”, con meno del 10% dei fondi richiesti dall’ONU effettivamente ricevuti.

Tra le vittime principali di questa crisi ci sono i bambini. Secondo l’UNICEF, rappresentano oggi il 50% dei membri delle gang attive nel paese. Vengono reclutati forzatamente come combattenti, corrieri, vedette o lavoratori domestici. Nei primi tre mesi di quest’anno, i casi di reclutamento minorile sono aumentati del 700% rispetto all’anno precedente. Ma si tratta solo dei casi verificati, i numeri reali potrebbero essere molto più alti. Lo scorso anno le violenze sessuali contro i bambini sono aumentate del 1000%, un quarto dei quali sono stupri di gruppo, un’arma usata per terrorizzare la popolazione. La gran maggioranza delle vittime sono bambine.

A conferma del clima di terrore, il 3 agosto scorso un gruppo armato ha assaltato un orfanotrofio nelle colline di Kenscoff, rapendo otto persone, tra cui Gena Heraty, missionaria irlandese da 32 anni in Haiti, e un bambino di tre anni. Dopo tre settimane si è arrivati alla loro liberazione. I responsabili sarebbero membri della coalizione criminale Viv Ansanm, la stessa che minaccia apertamente di rovesciare il governo.

Nel tentativo di riportare un minimo di ordine, nel 2023 le Nazioni Unite hanno approvato una missione di sicurezza internazionale guidata dal Kenya, seguita da molta resistenza a inviare personale sul luogo o finanziarla. La missione doveva contare 2’500 agenti, ma a oggi ne sono stati inviati poco più di 1’000, con equipaggiamenti carenti e nessun supporto aereo. Nonostante qualche successo locale, l’impatto è stato minimo. Il mandato della missione scade il 2 ottobre e il fallimento appare ormai evidente.

Per questo, Stati Uniti e Panama hanno proposto una nuova forza internazionale, molto più robusta e con poteri di arresto e uso della forza. Il piano prevede fino a 5’550 unità armate. Non è chiaro quali paesi intendano par parte attivamente dell’iniziativa, appoggiata dalla leadership ad Haiti.  Ma è un argomento molto contestato, l’approvazione e l’arrivo dei primi poliziotti stranieri hanno generato forti proteste popolari. Il  paese ha una lunga storia di interventi armati stranieri fallimentari e segnati da gravi abusi.

La crisi che si vive oggi è precipitata nel luglio del 2021, quando l’allora presidente Jovenel Moise fu assassinato nella sua residenza. Da allora i leader che si sono succeduti, nessuno dei quali è stato eletto, non sono stati in grado di riportare la stabilità. A seguito delle dimissione ed esilio dell’allora primo ministro Ariel Henry nel 2024, si è instaurato un consiglio di transizione che dovrebbe portare il paese alle elezioni nel 2026. Ma conflitti interni al consiglio hanno portato a continui cambi di leadership e nessun miglioramento della sicurezza nel paese. All’inzio di agosto la presidenza del consiglio è stata assegnata all’imprenditore Laurent Saint-Cyr. La cerimonia di insediamento è stata preceduta da un video di minacce diffuso Jimmy “Barbeque” Cherizier, leader di Viv Ansanm, coalizione di gang che controlla gran parte della capitale.

Oltre 1,3 milioni di haitiani sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni e molti vivono in campi improvvisati. Solo l’anno scorso oltre 5’600 persone hanno perso la vita in episodi di violenza legati alle bande armate. Questo ha forzato ondate migratorie, che hanno incontrato straordinari ostacoli. Gli Stati Uniti hanno annunciato a giugno l’intenzione di revocare le protezioni per gli haitiani che vivono nel Paese, che potranno essere deportati. La confinante Repubblica Dominicana ha aumentato le deportazioni, con pratiche che includono raid negli ospedali per rimuovere donne e bambini haitiani appena nati.

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