Contro la “colonizzazione dell’Europa” e per la difesa degli “indigeni” del continente serve la remigrazione degli stranieri (anche di terza generazione se non si sono “assimilati”), soluzione per evitare l’estinzione dell’Occidente. Queste le tesi dei quattrocento sovranisti ed esponenti di destra di Europa e non solo che si sono trovati sabato al Teatro Condominio Vittorio Gassman di Gallarate, nel Varesotto, dopo annunci, proteste e cambi di sede del Remigration Summit.
Giornalisti della RSI si sono presentati all’appuntamento dove si è tenuto il raduno, dopo che diversi Comuni lombardi avevano declinato la possibilità di ospitare l’incontro che ha visto partecipanti dell’ultra destra arrivare da diverse parti d’Europa. Nella sala erano quasi tutti giovani, 200-300 persone, vestiti casual ad ascoltare ideologi della remigrazione che si sono alternati sul palco.
Tra loro c’era anche il più noto ideologo del movimento, il controverso austriaco Martin Sellner, dalle teorie estremiste che hanno avuto come reazione in Germania un’ondata di proteste. L’uomo è noto anche in Svizzera: nel marzo 2024 venne infatti fermato ed espulso per motivi di ordine pubblico. “Tutto ciò che vogliamo fare - ha detto ai giornalisti dopo averli accusati di calunnia - è preservare la nostra continuità culturale.” Tra i partecipanti c’erano anche gli estremisti svizzeri di Junge Tat. Oggi i movimenti pro remigrazione si stanno organizzando in tutta Europa. Una vera e propria rete che fa sempre più discutere.
Le reazioni della città, quelle della politica
Il sindaco di Gallarate Andrea Cassani, che ha deciso di ospitare l’evento in città, ha riferito alla RSI che non ci vede nulla di male in questo avvenimento ed un altro esponente leghista - Roberto Vannacci - ha mandato un messaggio alla sala manifestando vicinanza e sostegno, promettendo di portare questa battaglia anche in Europa, a Bruxelles. “Giusto che chiunque possa esprimere una propria opinione politica, ha riferito ancora il sindaco Cassani, a maggior ragione se fanno un evento privato pagando la sala”. Ha poi ricordato che in città hanno manifestato anche esponenti di sinistra e anarchici.
Proprio il Partito Democratico, con la voce del senatore varesino Alessandro Alfieri presente al flash mob nei pressi del teatro a Gallarate, ha stigmatizzato l’evento spostando il focus su Roma. “Sono tanti i cittadini presenti oggi per dire
che non vogliamo chi vuole deportare milioni di persone - ha detto il senatore PD - persone alle quali è stato concesso l’uso di un teatro comunale, quindi di uno spazio pubblico da un sindaco della Lega. Del resto Salvini ha gettato la maschera avallando questa presenza in nome della libertà di parola. La libertà di parola non è qualcosa che si usa come una clava. Noi vorremmo sapere, invece, cosa pensa sul tema la presidente Meloni”. Sono diversi gli esercizi commerciali rimasti chiusi per timore di scontri mentre molti gallaratesi hanno detto a gran voce che la città non è razzista e xenofoba, ritenendo un fatto grave la presenza di questo gruppo.