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Il caos di Gaza, aiuti fermi e potere conteso

Il ritardo nell’apertura del valico di Rafah impedisce la fornitura di cibo - Aumenta l’instabilità a causa della resa dei conti tra clan, milizie e bande criminali

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Radiogiornale delle 12.30 del 15.10.2025: La corrispondenza di Michele Giorgio sulla situazione a Gaza

RSI Info 15.10.2025, 12:30

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Di: Radiogiornale-Michele Giorgio/sdr 

La situazione nella Striscia di Gaza continua a essere critica, con due sviluppi principali che destano preoccupazione: il ritardo nell’apertura del valico di Rafah per l’ingresso di aiuti umanitari, e una crescente tensione interna tra Hamas e gruppi rivali.

Il valico di Rafah, punto di passaggio cruciale tra l’Egitto e Gaza, rimane chiuso nonostante le aspettative di una sua imminente riapertura. Questo ritardo sta impedendo l’ingresso di aiuti umanitari tanto necessari per alleviare la difficile situazione della popolazione palestinese nella regione. Michele Giorgio, giornalista basato a Gerusalemme, ha fornito al Radiogiornale della RSI un’analisi dettagliata della situazione: “Questa mattina la tv pubblica israeliana - spiega - aveva riferito che da parte del Governo erano stati rimossi gli ostacoli. Era stata presa la decisione di far riaprire il valico di Rafah nonostante il comportamento di Hamas”. Tuttavia, la situazione non si è sbloccata come previsto. Le ragioni di questo ritardo sono oggetto di interpretazioni contrastanti. “Secondo le autorità israeliane ci sono dei problemi di carattere logistico e infrastrutturale”, spiega Giorgio. “Vanno fatte delle riparazioni perché il valico è stato danneggiato durante il conflitto”. D’altra parte, i palestinesi offrono una lettura diversa: “C’è un atteggiamento ricattatorio, dicono, da parte di Israele, che evidentemente cerca di fare pressione sui palestinesi, su Hamas in particolare, per essere certo che tutte le salme degli ostaggi deceduti saranno consegnate prima di fare altri passi che riguardano il valico ma anche l’ingresso di un maggior numero di autocarri con gli aiuti umanitari”.

La resa dei conti tra clan familiari, bande criminali e milizie

Questo stallo nell’apertura del valico non solo ritarda l’ingresso di aiuti umanitari cruciali, ma aumenta anche le tensioni in una regione già fortemente provata dal conflitto. Nella Striscia è in corso in questi giorni una vera e propria resa dei conti tra i miliziani di Hamas e dei gruppi rivali che operano pure a Gaza. Allora, chi sono questi gruppi e cosa vogliono?

“Dobbiamo distinguere - riferisce ancora il giornalista - Ci sono dei clan familiari, spesso anche delle bande criminali, quelle che abbiamo visto in azione con gli assalti agli autocarri delle Nazioni Unite cariche di aiuti umanitari. E poi ci sono delle vere e proprie milizie come quella Astal o quella di Yasser Abu Shabab di cui si è parlato in queste ultime settimane, che sono sicuramente affiliate con Israele. Sono dei palestinesi che si dichiarano anti-Hamas, che vogliono collaborare con le autorità israeliane e che in questo momento, in particolare queste due milizie, sarebbero protette dall’esercito israeliano o si troverebbero in quel 53% della Striscia di Gaza che resta sotto il controllo dell’esercito israeliano. Ma nella Striscia di Gaza, appunto, è in corso quella che Hamas descrive come un’operazione anti-criminalità e contro queste milizie che però ha colpito in particolare il clan Doghmush, che è formato soprattutto da ladri, da persone che sono impegnate in traffici illeciti e che evidentemente pensavano che Hamas sarebbe uscito dal conflitto con Israele con le ossa rotte quindi di potersi muovere più liberamente. È sicuramente una resa di conti crudele perché abbiamo visto scene di esecuzioni sommarie in strada e di persone trascinate via, incarcerate, che naturalmente non avranno la possibilità di difendersi di fronte a nessun tribunale”.

Il ruolo di Israele

Il ruolo di Israele in questa dinamica interna a Gaza è oggetto di dibattito. “Israele - conclude il corrispondente - non ha nascosto di aver aiutato effettivamente le milizie, in particolare quelle che fanno capo a Yasser Abu Shabab, che è un beduino che si muove tra la Striscia di Gaza e il Sinai e che conta su alcune centinaia di uomini, armato e assistito da Israele”. Questa collaborazione, confermata dall’esercito israeliano stesso, sembra rientrare in una strategia più ampia: “Queste milizie, secondo Israele, possono essere utili perché servono sicuramente a contrastare il potere di Hamas, potrebbero servire in futuro per operazioni che già hanno effettuato in qualche caso. Quello che però appare evidente è che nonostante i due anni di guerra Hamas è riuscito a dispiegare sul terreno di nuovo migliaia di uomini e utilizza questa unità ‘freccia’ che sta portando avanti questa resa dei conti”.

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Israele blocca il flusso di aiuti a Gaza

Telegiornale 14.10.2025, 20:00

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