L’Alleanza dei socialdemocratici guidata da Kristrún Mjöll Frostadóttir vince le elezioni anticipate in Islanda. Secondo si è piazzato il partito dell’Indipendenza del primo ministro Bjarni Benediktsson che guidava il governo uscente. Brutto risultato per la sinistra verde che non ottiene nemmeno uno dei 63 seggi dell’Alþingi.
Al termine dello spoglio dei voti, l’Alleanza socialdemocratica ha ottenuto il 20,8% dei voti contro il 19,4% del partito conservatore del primo ministro, che è al potere come parte di una coalizione. Al terzo posto si è piazzato il Partito Liberale Riformista con il 15,8%. Secondo questi dati, i socialdemocratici hanno conquistato 15 dei 63 seggi del Parlamento, più che raddoppiando il risultato elettorale del 2021, quando avevano sfiorato solo il 10%.
Le preoccupazioni che hanno accompagnato al voto
La persistente inflazione e agli alti tassi di interesse, il ribasso del potere d’acquisto, gli alloggi e l’assistenza sanitaria sono state le principali preoccupazioni dei 268’000 elettori, secondo i sondaggi. Decisioni su alcuni di questi temi hanno diviso la precedente coalizione, con evidenti contrasti su politica estera, richiedenti l’asilo e politica energetica.
Una difficile coalizione da prevedere
In Islanda non esiste la “cultura” del governo di minoranza, osserva Eirikur Bergmann, professore di politica all’Università Bifrost, il che significa che i partiti cercheranno di costruire una maggioranza attraverso una coalizione.
Secondo Olafur Hardarson, professore di scienze politiche all’Università d’Islanda, questo potrebbe unire i socialdemocratici con i liberali, oltre a uno o due altri partiti, a causa della loro vicinanza in termini di politiche. Ma “è difficile da prevedere perché in Islanda le coalizioni sono relativamente aperte”, ha osservato .Sebbene l’immigrazione sia stata alla base della caduta del governo, non è un tema centrale per la maggior parte degli elettori in un Paese in cui un abitante su cinque è nato all’estero. Secondo un sondaggio Gallup pubblicato all’inizio di novembre, solo il 32% degli intervistati ha citato l’immigrazione tra le cinque questioni più importanti. Al contrario, l’assistenza sanitaria, le questioni economiche e l’abitazione sono state le principali preoccupazioni rispettivamente per il 69%, il 62% e il 61% degli intervistati.
In Islanda, da quando la crisi finanziaria del 2008 ha colpito duramente le banche indebitate del Paese, pochi partiti sono usciti indenni dalla loro “finestra” o periodo di potere. “Negli ultimi 15 anni, gli elettori islandesi sono stati estremamente critici nei confronti dei loro governi e hanno votato contro il governo in tutte le elezioni tranne una”, conclude Hardarson.
Notiziario 07.00 dell’1.12.2024
RSI Info 01.12.2024, 07:50
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