Il sistema di GPS dell’aereo di Ursula von der Leyen, fuori uso durante un volo verso la Bulgaria tanto da costringere i piloti ad atterrare servendosi delle mappe, ha portato sulle prime pagine di tutto il mondo la guerra elettronica in atto ai confini orientali e settentrionali dell’Europa. I sospetti - anche se Bruxelles ha evitato accuse pubbliche - si sono subito indirizzati verso Mosca, che ha negato ogni coinvolgimento. “Queste attività sono iniziate con particolare intensità nel 2022, quando è cominciata l’invasione dell’Ucraina”, ha spiegato a SEIDISERA della RSI Antonio Missiroli, professore di sicurezza europea a Sciences Po a Parigi e alla John Hopkins di Bologna. Jamming (l’interferenza di un segnale) e spoofing (l’invio di un segnale fasullo per ingannare la strumentazione) “sono tecniche utili per disturbare l’azione avversaria, utilizzate non solo dalla Russia ma anche dall’Ucraina per disattivare e neutralizzare gli attacchi dei droni. Un’operazione che i due Paesi hanno raffinato notevolmente negli ultimi anni”.
Ma non sono stati i primi, spiega Missiroli: gli statunitensi furono gli iniziatori di queste tecniche, anche se non utilizzate in modo particolare nel conflitto in corso, pur avendo assistito soprattutto all’inizio Kiev, che ha sviluppato in seguito capacità proprie. Francesi e britannici hanno pure mezzi in questo settore, così come Israele, mentre la Cina sta progressivamente diventando una potenza, ha detto l’esperto.
Nell’Europa settentrionale, ai confini fra Russia, Norvegia e Finlandia, nel Baltico, nel Mar Nero, in Polonia e anche in Germania negli ultimi anni si sono registrati centinaia di casi di disturbo. Una casistica così comune che le autorità di Sofia hanno deciso di non indagare su questo singolo episodio. In generale si guarda a Kaliningrad - enclave russa sul Baltico - come base dei segnali, “un’ipotesi del tutto verosimile” secondo Missiroli, ma non è soltanto lì che questo accade. L’esperto ricorda che “queste capacità possono anche essere basate su navi, e non solo su terra” e quindi il Mar Nero, l’area dove si è prodotto l’episodio con l’apparecchio della presidente della Commissione europea, è anche un centro nevralgico importante.
I disturbi al GPS “sono un esempio tipico di operazioni ibride, difficili da decifrare e anche da attribuire”, ha affermato ancora Missiroli, “non solo sul piano tecnico ma anche politico, perché rivelare le proprie fonti fornisce anche a chi ha attaccato informazioni preziose in termini di intelligence”.
Ma concretamente cosa succede in questi casi? Il disturbo può essere fatale ai droni, che in quel caso precipitano e non raggiungono l’obiettivo, non ai voli di linea. “Se togli il satellite, si torna indietro di circa 20 anni e si adoperano le installazioni terrestri”, ha spiegato dal canto suo Roberto Battaglioni, pilota e comandante di Swiss ora in pensione. Per l’equipaggio di un velivolo di linea resta possibile volare, “c’è più lavoro ma si avanti lo stesso”, ha spiegato Battaglioni. La sicurezza non è minacciata, “non abbiamo una procedura di emergenza, si prosegue con la navigazione tradizionale. Gli avvicinamenti agli aeroporti internazionali restano possibili, in Europa non sono un problema”. L’unico aspetto negativo che vede Battaglioni e che è queste installazioni terrestri stanno in parte venendo smantellate per non dover più far fronte ai costi di manutenzione. Quanto sta accadendo con il conflitto in Ucraina, quindi, potrebbe essere il segnale per gli Stati affinché continuino a investire in questo ambito.

Von der Leyen: sabotaggio elettronico
Telegiornale 01.09.2025, 20:00