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L’Iran e il silenzio del Cremlino

Alberto Zanconato: gli attacchi a Teheran sono un colpo al prestigio diplomatico russo

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SDS 15.06.2025: L'isolamento internazionale dell'Iran

RSI New Articles 15.06.2025, 22:04

  • Keystone
Di: SEIDISERA/Tieffe 

Mentre alcuni leader europei si sono riallineati con il premier israeliano Netanyahu, sostenuto come sempre dagli Stati Uniti, Russia e Cina, storici alleati dell’Iran, hanno preferito la cautela.

Mosca ha condannato l’attacco, ma il presidente Putin ha scelto di non esporsi troppo, preferendo la via diplomatica. Quali sono le ragioni di questa prudenza? SEISISERA ha intervistato Alberto Zanconato, corrispondente da Mosca ed esperto della Repubblica islamica dell’Iran.

La Russia si è defilata, come interpretare questa posizione?

Prima di tutto forse va letta con il fatto che per la Russia la preoccupazione principale riguarda la guerra in Ucraina e quindi anche le prospettive di un dialogo avviate dalla amministrazione americana di Trump. Quindi forse la prima preoccupazione oggi della Russia è non mettere a repentaglio questi negoziati, questo dialogo tra la Russia e gli Stati Uniti che si è aperto a fatica negli ultimi tempi.
E poi va ricordato anche che la Russia ha mantenuto, in particolare tra Putin e Netanyahu c’è un rapporto di conoscenza e di collaborazione. Anche in passato la Russia e Israele hanno rapporti appunto storici e probabilmente c’è anche il desiderio di Mosca di non mettere a repentaglio questi rapporti soltanto per continuare a sostenere l’Iran in tutte le sue mosse.

Iran e Russia collaborano da tempo nel settore nucleare civile. Gli attacchi recenti cosa rappresentano per Mosca?

Rappresentano una evoluzione sicuramente negativa. Prima di tutto è un colpo all’iniziativa diplomatica che la Russia, Putin in persona, si era impegnato a portare avanti per risolvere la questione del nucleare. Quindi è un colpo dal punto di vista del prestigio.
In secondo luogo, bisognerà vedere quali sono gli obiettivi di questa operazione cominciata con gli attacchi di Israele, perché ovviamente il Primo ministro israeliano parla di cambio di regime a Teheran e probabilmente i contatti che ha avuto Putin, sia con Netanyahu e poi con Trump, mirano anche ad accertarsi quali siano le vere intenzioni di Israele e anche degli Stati Uniti, se gli Stati Uniti appoggino questo piano di cui Netanyahu parla per un cambio di regime a Teheran.
E in quel caso per la Russia la situazione si farebbe più preoccupante, soprattutto avvenendo pochi mesi dopo che la Russia ha perso nella regione un altro alleato importante come Bashar Assad in Siria.

Diversi esperti parlano di una superiorità schiacciante di Israele. L’Iran ha ancora carte da giocare?

Credo sia ancora difficile prevedere i risultati, prevedere anche i tempi di questo conflitto, perché non è chiaro se la cosa si potrà effettivamente risolvere in qualche giorno o qualche settimana.
L’Iran sicuramente ha subito dei colpi molto forti, ha perso negli ultimi mesi degli alleati importanti, cosiddetti proxy nella regione, soprattutto gli Hezbollah in Libano, che potevano essere la punta di lancia della risposta più pericolosa verso Israele, essendo al confine con Israele.
Però non va dimenticato che ci sono diversi Paesi della regione come l’Iraq, come il Bahrain nel Golfo Persico, dove c’è una maggioranza sciita della popolazione su cui potrebbero fare presa eventualmente degli appelli alla rivolta da parte dell’Iran.
Sicuramente però, dal punto di vista militare, l’Iran ha subito dei colpi durissimi e il suo punto più debole in questo momento è quello di avere fatto vedere che l’intelligence israeliana è riuscita a infiltrare ai massimi vertici, a quanto pare, il regime iraniano, perché altrimenti non si spiegherebbe come abbiano potuto gli israeliani colpire, decapitare le forze armate e dei pasdaran in Iran entro poche ore dall’inizio dell’attacco.

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Analisi, i prossimi passi dell'Iran

Telegiornale 15.06.2025, 20:00

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