Le Nazioni Unite stanno valutando una riforma strutturale senza precedenti. Un memorandum interno, classificato come “strettamente confidenziale” e visionato da Reuters, propone la fusione di numerose agenzie in quattro grandi dipartimenti: pace e sicurezza, affari umanitari, sviluppo sostenibile e diritti umani.
Ma non solo: la riforma potrebbe prevedere anche la razionalizzazione e la riduzione delle funzioni, oltre al trasferimento di personale in località meno costose.
Tra le proposte più incisive figurano la fusione operativa tra il Programma alimentare mondiale, l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), l’UNICEF e l’Agenzia per i rifugiati in un’unica entità umanitaria; l’assorbimento del programma ONU contro l’AIDS (UNAIDS) nell’OMS; e persino l’ipotesi – per ora teorica – di integrare l’Organizzazione mondiale del commercio (che non fa parte dell’ONU) nelle agenzie di sviluppo delle Nazioni Unite.
Problemi di efficienza e mancanza di contributi
Alla base della revisione, coordinata da una task force voluta dal segretario generale António Guterres, ci sono esigenze di efficienza ma anche una crisi finanziaria profonda.
I tagli ai contributi statunitensi sotto la presidenza Trump – pari a miliardi di dollari – hanno messo in ginocchio il sistema: l’ufficio umanitario ha ridotto del 20% il personale, l’UNICEF prevede un taglio del bilancio del 20% e l’Agenzia ONU per le migrazioni del 30%, con un impatto su 6’000 posti di lavoro.
Il documento denuncia “duplicazioni”, “inefficienze” e una crescita incontrollata di mandati e posizioni dirigenziali. Invita inoltre a spostare funzioni da città costose come New York e Ginevra ad altre più economiche. Una nota interna separata chiede ai dirigenti ONU di stilare entro il 16 maggio un elenco di attività che potrebbero essere delocalizzate.
Il segretario generale dell'ONU António Guterres in uno scatto del marzo scorso
Il portavoce di Guterres, Stéphane Dujarric, ha definito il memorandum un “esercizio volto a generare idee e pensieri” per realizzare la visione del segretario generale, che già nel 2017 aveva denunciato l’eccessiva frammentazione e burocrazia dell’organizzazione durante un incontro con Trump. L’organismo mondiale era afflitto da “strutture frammentate, procedure bizantine, burocrazia infinita”, aveva dichiarato.
“Dobbiamo adottare misure coraggiose e immediate per migliorare il modo in cui lavoriamo, massimizzando l’efficienza e riducendo i costi”, si legge sempre in una nota interna all’ONU.
I tagli si stanno già facendo sentire
La mancanza dei contributi statunitensi sta già avendo “un impatto immediato e devastante”, ha dichiarato lunedì Bob Rae, ambasciatore canadese e presidente del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. “Stiamo tagliando le razioni nei campi profughi”, ha dichiarato.
Il 1° maggio, centinaia di dipendenti ONU hanno protestato a Ginevra contro i tagli e la perdita di posti di lavoro.

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