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La democrazia soffre e il futuro non promette nulla di buono

Uno studio su scala globale dell’Istituto internazionale per la democrazia e la partecipazione elettorale di Stoccolma evidenzia il periodo di crisi in cui versano i valori democratici, con la libertà di stampa sotto attacco anche in Europa

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Radiogiornale dell’11.09.2025 - Il servizio di Andrea Ostinelli

RSI Info 11.09.2025, 13:17

  • Keystone
Di: Radiogiornale/EnCa 

La democrazia, su scala mondiale, sta attraversando un periodo di crisi. Lo evidenzia l’Istituto internazionale per la democrazia e la partecipazione elettorale di Stoccolma (noto come International IDEA), che oggi, giovedì, ha pubblicato un rapporto in cui si evidenzia soprattutto le restrizioni a cui è confrontata la libertà di stampa.

Andrea Ostinelli, corrispondente RSI da Bruxelles, spiega al Radiogiornale che per quanto nel 2024 circa un miliardo e seicento milioni di persone si siano recate alle urne su scala globale per partecipare a elezioni, “i valori democratici stanno declinando nella maggior parte dei Paesi”. Infatti, oltre la metà degli Stati (il 54%) ha registrato tra il 2019 e il 2024 il deterioramento di almeno uno dei cinque indicatori della democrazia, ovvero rappresentanza, partecipazione, stato di diritto, diritti fondamentali e controllo del governo.

Ostinelli segnala come nel rapporto si precisi che “il principale fattore di peggioramento è costituito dalla libertà di stampa, scesa ai livelli più bassi degli ultimi cinquant’anni. Secondo i dati, si è “affievolita” in 43 Stati ripartiti in tutti i continenti, con 15 Paesi africani e altrettanti in Europa. Un simile indebolimento di un fattore chiave per la democrazia non si era mai osservato, sottolinea Kevin Casas-Zamora, segretario generale dell’istituto, rendendo noto che “un aspetto significativo in merito è la crisi dei media locali, che sono un baluardo della democrazia”.

Analizzando i contenuti del rapporto si delinea pure il fatto che si tratta di un problema da cui non è esente nemmeno la Svizzera e se è vero che quando si parla di “democrazie malate” si tende a pensare a Paesi lontani, nella realtà problemi concreti ci sono pure in Europa. Infatti, si segnala come l’istituto con sede in Svezia ha rilevato che per quanto il Vecchio continente “sia tuttora la regione con i migliori risultati al mondo, negli ultimi cinque anni gli indicatori democratici si sono deteriorati, in particolare per quanto riguarda le libertà civili e la credibilità delle elezioni”. Gli autori del documento “hanno osservato che il declino” – continua il corrispondente RSI da Bruxelles – “è stato più netto nelle nazioni dell’Europa orientale e sono emblematiche in tal senso la repressione della società civile e dell’opposizione in Georgia e Bielorussia.

E, tornando alla libertà di stampa, l’istituto rimarca a chiare lettere che in Europa “è sofferente ed è in calo in un terzo dei Paesi. In Italia, per esempio, le autorità hanno utilizzato spyware (programmi di spionaggio informatico) nei confronti di giornalisti e attivisti che difendono i diritti dei migranti, mentre in Slovacchia l’anno scorso il governo ha chiuso la radiotelevisione pubblica (accusata di attivismo politico) e l’ha rimpiazzata con una tv di Stato diventata megafono dell’Esecutivo di Robert Fico”.

Nel rapporto, fortunatamente, si segnalano pure progressi positivi, come nel caso del “Montenegro o in Repubblica Ceca, ma nella sostanza la tendenza generale è poco incoraggiante e la disinformazione dilaga”, rileva Andrea Ostinelli, osservando che lo studio riguarda il periodo che precede il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, circostanza questa che, secondo il dirigente dell’Istituto IDEA, non lascia presagire nulla di buono per la democrazia mondiale.

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