Dopo due settimane di trattative e una notte di negoziati, nel documento finale adottato alla COP30 di Belém non compare alcun riferimento esplicito all’uscita da petrolio, carbone e gas. Il testo apre però nuovi spazi di confronto sul taglio delle emissioni e prevede di triplicare, entro il 2035, i fondi destinati all’adattamento climatico.
La presidenza brasiliana ha annunciato che prossimamente presenterà una “tabella di marcia” per la graduale eliminazione dei combustibili fossili e una seconda roadmap contro la deforestazione, entrambe su base volontaria per i Paesi che vorranno aderire.
“Alcuni di voi avevano ambizioni maggiori”, ha riconosciuto il presidente della COP30, André Corrêa do Lago, rivolgendosi ai Paesi che chiedevano impegni più stringenti sull’uscita dalle fonti fossili. L’Unione Europea aveva spinto per inserire un riferimento alla transizione energetica, ma ha infine rinunciato di fronte all’opposizione di un gruppo di Paesi guidato da Arabia Saudita, India e Cina.
Il compromesso finale è stato duramente criticato dalle ONG. “È come una pagina bianca”, ha commentato Tracy Carty di Greenpeace. “C’è così poco per colmare il divario sull’obiettivo di 1,5°C o per spingere i Paesi ad accelerare l’azione”. Per il WWF, il testo è “estremamente deludente”.
Alla COP30 hanno preso parte circa 200 Paesi, tra cui la Svizzera. Per la prima volta nella storia delle conferenze sul clima, gli Stati Uniti – la più grande economia mondiale e il secondo maggiore emettitore di gas serra – non sono presenti.

COP30, l'impegno della Svizzera per il clima
Telegiornale 19.11.2025, 20:00










