La procura libica ha annunciato mercoledì di aver ordinato l’arresto dell’ex capo della polizia giudiziaria di Tripoli, Osama Najim Almasri, accusato di atti di tortura contro prigionieri e ricercato dalla Corte penale internazionale (CPI) per crimini di guerra.
In un comunicato, la procura ha precisato di aver raccolto informazioni su “violazioni dei diritti dei detenuti del principale istituto penitenziario di Tripoli, che hanno segnalato alla procura di essere stati vittime di torture e trattamenti crudeli e degradanti”. La procura ha quindi indicato di aver deciso la detenzione preventiva del responsabile.
Ex capo della polizia giudiziaria e responsabile del centro di detenzione di Mitiga a Tripoli, Al Masri è oggetto di un mandato d’arresto della CPI per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dal 15 febbraio 2015.
“L’investigatore ha condotto un interrogatorio sulle circostanze delle violazioni dei diritti di dieci detenuti e sulla morte di uno di loro in seguito a torture”, ha precisato la procura.
L’arresto in Italia e il rimpatrio successivo
Almasri era stato arrestato a gennaio in un hotel di Torino in virtù del mandato della CPI, ma era poi stato liberato due giorni dopo su ordine della corte d’appello di Roma per vizio di procedura e immediatamente espulso verso Tripoli a bordo di un aereo di Stato italiano.
Questa espulsione aveva messo in imbarazzo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche se la successiva inchiesta l’aveva scagionata. Una volta tornato a Tripoli, la Missione dell’ONU in Libia (UNSMIL) aveva chiesto il suo arresto.

Italia: il caso Al-Masri
Telegiornale 05.08.2025, 12:30
“Essendo l’accusato stato rimandato in Libia, chiediamo alle autorità libiche di arrestarlo e aprire un’indagine su questi crimini al fine di garantire la piena assunzione delle sue responsabilità o di trasferirlo alla CPI”, ha detto l’UNSMIL.
La Libia non è membro dello Statuto di Roma, trattato fondatore della CPI. Ma il Consiglio di Sicurezza aveva deferito la situazione in Libia alla Corte nel febbraio 2011, dopo l’inizio di proteste senza precedenti, represse violentemente, contro il potere di Muammar Gheddafi. A metà maggio di quest’anno, il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli ha trasmesso alla Corte una dichiarazione ufficiale che accetta “la giurisdizione della CPI” sui presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dal 2011, in corso e fino alla fine del 2027.

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Notiziario 05.11.2025, 15:00
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