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Londra licenzia Mandelson, “amico di Epstein”

Il 71enne, già protagonista nel Labour di Tony Blair, era da meno di un anno l’ambasciatore a Washington

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Mandelson nello studio ovale con Donald Trump

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Di: AFP/pon 

Nuovo momento di forte imbarazzo per il Governo britannico guidato da Keir Starmer, già scosso dalle dimissioni della vicepremier Angela Rayner per una vicenda di tasse sulla casa. L’Esecutivo ha infatti annunciato giovedì il sollevamento dall’incarico di Peter Mandelson, l’ambasciatore a Washington, di cui sono emersi stretti legami con Jeffrey Epstein. A rendere ancora più delicata la cosa, c’è l’imminente viaggio nel Regno Unito di Donald Trump, il 17 e 18 settembre.

Starmer aveva nominato meno di un anno fa il 71enne veterano del partito laburista, tre volte ministro e fra gli architetti del “New Labour” di Tony Blair, allo scopo di rinsaldare i legami con la nuova amministrazione alla Casa Bianca. Ma la pressione cresceva dopo che delle e-mail emerse questa settimana, che erano state scambiate fra Mandelson e il finanziere e criminale sessuale morto in carcere nel 2019, hanno rivelato che i rapporti fra i due erano molto più intimi di quanto si sapesse in precedenza. “Il mio migliore amico”, scriveva in particolare Mandelson nel 2003, per i 50 anni di Epstein.

La posizione iniziale di Starmer, secondo il quale Mandelson aveva espresso “a più riprese il proprio pentimento”, è diventata indifendibile dopo che il Sun ha rivelato che Mandelson aveva inviato ad Epstein messaggi di sostegno quando era indagato in Florida per traffico di minori. Aveva poi definito la condanna “ingiusta”. Il Foreign Office si è così ritrovato costretto a comunicare che “per riguardo delle vittime di Epstein, l’incarico è stato revocato”.

Mandelson, soprannominato negli anni ‘90 il “principe delle tenebre” per la sua fitta rete di influenze, non è nuovo agli scandali. Eletto deputato nel 1992 e poi di nuovo nel 1997, nel 1998 aveva dovuto lasciare un incarico di ministro del commercio per non aver dichiarato un prestito immobiliare ricevuto da un collega. Nel 2001, quando era suo il portafoglio dell’Irlanda del Nord, era finito nei guai invece per aver facilitato la domanda di passaporto di un miliardario indiano. Non bastò neanche questo a stroncargli la carriera, che nel 2004 lo portò a Bruxelles, commissario europeo al commercio al posto del francese Pascal Lamy. Lord nel 2008, ministro nel Governo Brown nel 2009, era stato candidato anche al posto di cancelliere dell’Università di Oxford, dove aveva studiato. Lo aveva battuto però l’ex dirigente conservatore William Hague.

Inviato a Washington, non deve aver mancato di efficacia nel convincere Donald Trump (che pochi anni prima aveva chiamato “tiranno”): i dazi imposti al Regno Unito, infatti, sono solo del 10%.

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