Guerra Israele-Iran

Parsi: “Trump ascolta solo Israele”

Le preoccupazioni degli alleati arabi non pesano e l’Europa è balbettante - Il rischio? Che la lezione per Teheran sia “chi ha l’atomica resta in sella, chi non l’ha rischia di cadere”

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04:58

TG speciale commento Vittorio Emanuele Parsi

RSI Info 22.06.2025, 10:35

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Di: Telegiornale/pon 

Gli Stati del Golfo - Iraq, Qatar, Bahrein, Arabia Saudita,... - molti dei quali alleati importanti anche per gli Stati Uniti, hanno espresso preoccupazione per l’escalation rappresentata dall’attacco statunitense sull’Iran e per le sue possibili conseguenze. Secondo il politologo italiano Vittorio Emanuele Parsi, professore di relazioni internazionali, la loro posizione non avrà un peso importante perché “in questo momento, per come si sta muovendo, l’amministrazione Trump non sta lasciando spazio a nessun interlocutore che non sia Israele. Questo vale per gli Stati arabi del Golfo, per quelli europei e per l’Unione nel suo complesso. Questi Paesi sono ovviamente preoccupati del fatto che possa esserci una ricaduta sullo Stretto di Hormuz, che possa rendere meno transitabile il canale e portare a una limitazione dei passaggi e a un incremento del prezzo del petrolio”.

Finora c’è stato, “nonostante la non vicinanza con il regime iraniano, un apprezzamento per la moderazione dimostrata dall’Iran nel reagire all’aggressione israeliana. Se l’Iran continuerà a non fare altro che replicare all’offensiva aerea israeliana, questi Paesi eserciteranno una pressione nei confronti degli Stati Uniti, la cui efficacia secondo me è però molto limitata”.

“Il vincitore è Netanyahu che voleva a tutti i costi tirare dentro gli americani”

“La sensazione netta”, aggiunge Parsi, “è che il vincitore di questa operazione sia Netanyahu, che voleva a tutti i costi tirare dentro gli americani e dalle dichiarazioni che ha reso, estremamente euforiche, si capisce che era questo l’obiettivo a cui teneva di più”.

Difficile dire cosa succederà ora, ma l’Iran potrebbe ricavarne la lezione “se hai l’atomica resti in sella, Corea del Nord docet, se non ce l’hai rischi di cadere, Iraq di Saddam Hussein docet in senso opposto. Penso che questo sia il grande rischio”, afferma l’esperto.

“Europa bloccata dai suoi doppi standard”

Parsi è molto critico nei confronti della “balbettante reazione europea”. L’Europa su questa questione “è completamente dentro un’agenda altrui. Ha dimenticato quanto sta accadendo a Gaza, ha comprato senza minimamente ragionare la versione dell’imminenza di una capacità atomica iraniana, di cui non c’è alcuna evidenza e neanche un sospetto fondato, e ora si ritrova a fare comunicazioni generiche di invito alla de-escalation, perché completamente bloccata dentro il suo doppio standard ogni volta che c’è di mezzo Israele”.

Pur senza “alcuna simpatia per il regime iraniano”, le istituzioni e il diritto internazionale - spiega Parsi - “non si fortificano prendendole a picconate ma applicando le leggi” e questa situazione “è figlia della decisione del primo giorno della prima amministrazione Trump di uscire dal trattato nucleare sull’Iran, che stava funzionando, e dell’incapacità europea di andare avanti”. E, conclude l’esperto, “oggi ci viene detto che non c’era altra soluzione rispetto a quella militare dopo aver creato tutti i presupposti perché non ci fosse non un’altra soluzione, ma un’altra mossa possibile rispetto a quella militare”.

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Gli USA attaccano tre siti nucleari iraniani

Telegiornale 22.06.2025, 12:30

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