Intervista

Rio: “Popolazione vittima delle gang e della violenza di Stato”

Le riflessioni del ricercatore Fernando Afonso Salla dopo il sanguinoso intervento di polizia: operazione mediatica, i raid violenti in Brasile sono poco utili contro il traffico di droga

  • Oggi, 05:30
  • 18 minuti fa
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Rio: i cadaveri di alcune delle persone rimaste uccise nell'operazione di polizia messi uno in fila all'altro

  • Keystone
Di: Federico Talarico (con MariaRosaria Maruca) 

Un’impressionante operazione di polizia ha paralizzato martedì la città di Rio de Janeiro, provocando 132 morti. L’intervento era volto a contrastare l’espansione territoriale dell’organizzazione criminale Comando Vemelho (CV). La polizia ha dispiegato 2’500 agenti, due elicotteri, 32 blindati e dodici mezzi di demolizione nei quartieri di Penha e di Complexo do Alemão. Il bilancio è di 81 arresti e la confisca di 75 fucili d’assalto e una grande quantità di droga. Per dare un’idea dell’imponenza dell’intervento, oltre 200’000 residenti sono rimasti senza mezzi pubblici, le scuole sono rimaste chiuse e i servizi sanitari sono stati sospesi.

04:10

Retata a Rio, oltre 130 morti

Telegiornale 29.10.2025, 20:00

Organizzazioni internazionali di diritti umani si sono quindi mosse per chiedere un chiarimento sulle circostanze della violenta e letale operazione. Ne parla alla RSI il ricercatore Fernando Afonso Salla*, associato presso il Centro per gli Studi sulla Violenza dell’Università di San Paolo.

Come si è arrivati alla maxi operazione di martedì e perché è stata definita la più violenta nella storia di Rio de Janeiro?

“L’operazione di polizia finora considerata più violenta è stato il massacro di Carandiru, a San Paolo, dove sono morti 111 detenuti. In questo senso, l’intervento di Rio è adesso ritenuto il più violento a cui abbiamo mai assistito. Ci sono diversi aspetti importanti da osservare, come la paura che questa operazione ha provocato nella popolazione residente, che si trova in una situazione di conflitto psicologico con le forze dell’ordine. La città di Rio si è fermata. Tutte le attività nella città si sono interrotte, i trasporti si sono fermati e le persone sono rimaste bloccate. La popolazione vive in una situazione tra la violenza di questi gruppi criminali e la violenza dello Stato, in questa situazione scomoda e in un conflitto costante. Inoltre, la città è rimasta senza poliziotti in tutti gli altri quartieri, in quanto tutte le forze dell’ordine si sono concentrate a Penha e Alemão. Questa è una situazione che dimostra l’incapacità di pianificare un’operazione simile. Sono stati 2’500 i poliziotti mobilitati, ma molti di questi non hanno né le qualifiche né le competenze per mettere in atto un’operazione di guerra con armi pesanti. E questo è un primo sbaglio.

Maxi operazione Rio ottobre 2025
  • Keystone

Un secondo aspetto, è che la polizia fa questo tipo di interventi senza considerare le condizioni dei cittadini. Invadono le case, arrestano le persone senza mandato e sono violenti nel rapporto coi cittadini dei quartieri poveri, che sono più vulnerabili. La popolazione lì è a basso reddito e la scolarizzazione è scarsa; 113 persone arrestate, e dopo? La forma di contenimento del traffico di droga che si pensa in Brasile è la repressione e sempre con un intervento armato aggressivo. Così provoca pochissimi effetti in termini di contrasto all’attività di traffico di droga. Sono quasi operazioni che definirei mediatiche”.

Qual è il rapporto tra Polizia federale e polizia dei singoli Stati?

“In Brasile c’è la polizia federale e in ogni Stato c’è una polizia locale. Quest’ultima è storicamente riconosciuta per essere molto violenta. La polizia di Rio è violenta, anzi violentissima. Nel 2023 ha ucciso più di 800 persone, nel 2024 oltre 700. E sono le persone dei quartieri meno abbienti, persone nere e povere, questo è il loro profilo. Le forze dell’ordine di Rio non sono però potenti. Perché una cosa che manca tantissimo nelle polizie brasiliane è il servizio investigativo, ovvero l’intelligence nelle operazioni di traffico di droga.

La polizia federale dovrebbe collaborare con la locale, perché ha l’incarico di occuparsi del traffico di droga, che è di sua competenza in tutto il Paese. Ha capacità e qualità di investigazione molto più avanzate rispetto alla polizia locale, ma il rapporto tra la polizia federale e la polizia locale è debole e vi sono situazioni di contrasto. Il Governo di Rio de Janeiro non ha fatto nessuna domanda di cooperazione: un completo sbaglio. La polizia di Rio è molto problematica, perché ci sono diverse organizzazioni criminali che si chiamano qui militias, i cui principali membri sono agenti pubblici, soprattutto poliziotti. Assomigliano molto a un gruppo criminale, come Comando Vermelho. Praticano estorsioni, vendite e sono gruppi forti. Si contendono il dominio del territorio con CV e gli altri gruppi”.

Distruzione

I trasporti sono stati usati come barricate da parte del Comando Vermelho

  • Keystone

Qual è il ruolo delle gang brasiliane nel narcotraffico internazionale?

“Non hanno un ruolo così importante. Perché dico questa cosa? Poiché il Brasile è un grande consumatore di droga. Qui ci sono moltissime persone che consumano e fanno uso di cocaina e anfetamina. Il Comando Vermelho può offrire ai brasiliani queste droghe. Sul ruolo nel mercato internazionale ho qualche riserva, non hanno una funzione così importante, perché se si muovono nella rete è perché sono in cooperazione con altri gruppi internazionali, soprattutto Cosa Nostra e ‘ndrangheta, per far arrivare la droga in Europa. La cocaina arriva da Colombia, Bolivia e Paraguay e deve attraversare il Brasile. In queste fasi del traffico il Comando Vermelho può collaborare con le organizzazioni più grandi. Per me è una divisione del lavoro dove ci sono alcuni gruppi più strutturati, più ricchi, più capaci. Senza dubbio hanno una qualche partecipazione, però non sono così rilevanti”.

*Fernando Afonso Salla si è laureato in scienze politiche e sociali presso la Fundação Escola de Sociologia e Política de São Paulo nel 1975. All’Università di San Paolo ha invece conseguito un master nel 1991 e un dottorato in sociologia nel 1997. Attualmente è ricercatore associato del Centro per gli studi sulla violenza dell’Università di San Paolo ed è specializzato negli studi sulla sociologia della violenza. I temi da lui maggiormente trattati sono: il carcere, le politiche pubbliche, la violenza, la giustizia penale e gli adolescenti in conflitto con la legge.

Il contesto sociale brasiliano

Nel 2021, la popolazione brasiliana stimata era di 210 milioni di abitanti. Popolazione che è caratterizzata però da forti disuguaglianze socioeconomiche, basti pensare che 62 milioni di brasiliani vivevano in stato di povertà. Questa disparità è ancora più profonda in quanto il paese presenta razzismo strutturale. Nel 2019 la popolazione si componeva di un 42% di caucasici e di un 56,3% di afro-discendenti, ma considerando solo i brasiliani che vivevano al di sotto della soglia di povertà, la percentuale di afro-discendenti sale al 72,7%.

Si osserva una forte discriminazione nei confronti di questa popolazione, sia in occasione delle azioni di polizia, sia nell’iter del sistema della giustizia penale. Il Brasile conta una media di 55’000 omicidi all’anno. Nel 2020, oltre il 10% di queste morti era imputabile a interventi della polizia, e il 78,9% delle vittime erano afro-discendenti.

Arresti Rio
  • Keystone

Il Comando Vermelho

Nato in una prigione di Rio de Janeiro negli anni 70, il Comando Vermelho è il gruppo criminale più potente della città. Fuori dalle prigioni la gang compiuto crimini di basso livello come rapine in banca, ma negli anni ‘80 è entrato nel traffico di cocaina collaborando con i cartelli colombiani ed esercitando un’influenza da guida comunitaria in diverse zone emarginate di Rio, che ancora oggi rimane la sua roccaforte.

L’influenza dell’organizzazione è diventata col tempo nazionale e transnazionale, grazie al potere esercitato all’interno dei carceri brasiliani. I suoi secondi domini nel paese sono la regione settentrionale dell’Amazzonia e lo Stato occidentale del Mato Grosso.

Il “Comando rosso” non ha una leadership ben definita e la gang viene piuttosto descritta come una rete di attori indipendenti. La struttura del gruppo assomiglia a un franchise, con un’organizzazione in divisioni e reti che collaborano tra di esse. Nonostante ciò, nel comando si annoverano diverse figure di spicco, come Fernando da Costa detto “Fernandinho Beira-Mar”, ora in prigione, Isaias da Costa Rodrigues, conosciuto come “Isaias do Borel”, detenuto per 20 anni e liberato nel 2022, e Márcio dos Santos Nepomuceno, chiamato anche “Marcinho VP”.

Il Comando Vermelho ha subito un periodo di crisi dopo la fine della propria alleanza con il Primeiro Comando da Capital (PCC), il quale ha costituito una nuova intesa con il principale nemico del CV, “Amigos dos Amigos”, anch’esso attivo a Rio de Janeiro.

Nonostante il Comando rosso sia più piccolo rispetto al PCC, nel 2020 contava circa 30’000 membri in tutto il Brasile. Avendo sottratto alla Familia do Norte la maggior parte dell’infrastruttura del traffico di droga di Manaus, oggi il gruppo è in una posizione predominante nel traffico di cocaina dalla Bolivia e dal Paraguay. Attualmente il CV sta espandendo i suoi traffici anche nell’ambito del crimine informatico.

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  • Brazil P&I

Il traffico di droga

Il contesto sociale brasiliano accusa le dinamiche legate alla criminalità di tipo transnazionale, specialmente il traffico di droga. La posizione geografica e la prossimità con paesi produttori di cocaina (Perù, Colombia e Bolivia), ha reso negli ultimi decenni il Brasile un importante rotta dell’esportazione di questa droga in Europa. Inoltre, il Brasile non è soltanto un territorio di passaggio, ma anche un mercato di consumo. Si stima che la metà dei consumatori di cocaina in Sudamerica siano brasiliani.

A partire dagli anni Novanta, la “guerra alla droga” brasiliana ha portato a un forte aumento delle persone detenute in Brasile. Se nel 1993 si contavano 123’000 carcerati, questo numero è salito a 662’000 nel 2021, di cui quasi un terzo dovuto alle leggi antidroga.

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Nota: alcuni flussi transregionali, prima di raggiungere la loro destinazione, si collegano con flussi regionali all’interno delle Americhe

  • United Nations on Drug and Crime (UNODC) - Dati: Piattaforma di Monitoraggio delle Droghe dell’UNODC e Programma Globale per la Disgregazione delle Reti Criminali / CRIMJUST
17:13

Onda bianca. La cocaina travolge l’Europa

Falò 08.10.2024, 21:10

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