Al Consiglio Europeo a Bruxelles i leader dei 27 sono chiamati giovedì a decidere sui fondi russi congelati, detenuti in gran parte in Belgio che, secondo alcuni, potrebbero essere usati come garanzia per un prestito all’Ucraina a sostegno dello sforzo bellico contro la Russia. Un tema divisivo, una decisione da prendere a maggioranza qualificata e carica di conseguenze, su cui i leader europei hanno posizioni diverse: insieme al sì netto di Polonia e dei Paesi Baltici, anche quello della Germania. In mezzo la cautela del Belgio, Paese che detiene la stragrande maggioranza dei beni russi congelati in Europa (185 miliardi di euro) e che teme ritorsioni da parte di Mosca. C’è poi lo scetticismo di Slovacchia e Repubblica Ceca. E per quanto riguarda l’Ungheria, a quanto si apprende in serata dalle interlocuzioni a latere del vertice UE della Commissione europea per trovare la quadra sul sostegno finanziario all’Ucraina, è emerso che Budapest sarebbe più favorevole all’opzione del debito congiunto rispetto all’uso degli asset russi immobilizzati come base per il prestito di riparazione per l’Ucraina.
Il premier belga Bart De Wever tiene il punto. La proposta della Commissione Europea sull’uso degli asset russi - grazie ad un complicatissimo meccanismo legislativo che formalmente evita la confisca ma nella pratica destina 210 miliardi di euro di Mosca a sostenere l’Ucraina - a suo dire non garantirebbe a sufficienza il Belgio da possibili controversie. “Ci serve un paracadute e se ci viene chiesto di lanciarci, ci lanciamo tutti insieme”, ha dichiarato in Parlamento prima del summit. Ma la gran parte dei leader suoi pari ha già deciso: si deve andare avanti. “O soldi oggi o sangue domani”, sintetizza con toni foschi il premier polacco Donald Tusk. “E non sto parlando solo dell’Ucraina, sto parlando dell’UE”.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha deciso di prendere parte di persona al Consiglio Europeo più importante dell’anno, proprio per guardare in faccia, uno ad uno, i colleghi. E per un colloquio faccia a faccia con De Wever. Nella bozza di conclusioni dedicata alla proposta dell’esecutivo UE, separata dal testo principale poiché non sarà comunque presa all’unanimità, una serie di articoli tenta di dare risposte ad ogni preoccupazione. Non è solo il Belgio, infatti, ad avere dubbi.
C’è la rassicurazione che le garanzie richieste ad ogni Paese per coprire la liquidità necessaria (una sorta di fideiussione) “non entrerà nel computo del debito pubblico” (tema caro a Italia e Francia). Ma soprattutto c’è il passaggio in cui si assicura, nero su bianco, che l’Unione Europea “agirà in piena solidarietà con gli Stati membri e le istituzioni finanziarie dell’UE colpiti nel contesto del prestito di riparazione”. È il paracadute invocato da De Wever. Basterà? Il belga aveva chiesto garanzie dai rischi “illimitate nel tempo e nell’importo”. Ma più di così, sottolineano diverse fonti europee, è davvero impossibile chiedere e dare.
Certo, sullo sfondo c’è sempre la questione strisciante del piano B. Ovvero un’altra soluzione per dare a Kiev il denaro, fondamentale per continuare la guerra (ad esempio un prestito ponte fino all’entrata in vigore del nuovo bilancio europeo, proposta ventilata dall’Italia). Zelensky ha espresso chiaramente la sua preferenza per i prestiti di riparazione perché avrebbero pure il pregio di lanciare un messaggio al Cremlino: sta distruggendo l’Ucraina ed è “colpevole”. Per superare l’impasse la Commissione e il Belgio hanno lavorato freneticamente per rivedere la bozza e portare al tavolo dei leader un nuovo testo per la discussione decisiva.
Il vertice che rappresenta un giro di boa, viste le dinamiche interne ai 27, fatte di scambi, sussurri e a volte velate minacce (vincere a un tavolo può significare perdere a un altro, ad esempio dove si negozierà il bilancio comunitario). Il cancelliere tedesco Friedrich Merz non ha arretrato di un millimetro: “Si sa la mia posizione, voglio che gli asset russi vengano utilizzati”, ha detto annunciando che Berlino è pronto a “usare i beni russi in Germania per Kiev”.
De Wever, l’ex sindaco di Anversa e capo del partito autonomista delle Fiandre N-VA, è sotto una pressione immensa, come forse mai capitato prima d’ora ad un premier belga. Ha confessato di essere stato minacciato “personalmente” dal Cremlino e in una drammatica conferenza stampa al termine del vertice Ue di ottobre ha persino evocato ritorsioni “mortali” da parte dei russi. Intanto persino gli USA hanno iniziato ad avere mire sui 185 miliardi bloccati nella pancia di Euroclear, in chiave trattative di pace.
L'analisi in diretta da Bruxelles
Telegiornale 18.12.2025, 20:00
Il corrispondente da Bruxelles della RSI, Andrea Ostinelli, alle telecamere del Telegiornale ha sottolineato che le casse dell’Ucraina sono vuote e ormai incombe quasi esclusivamente sugli europei l’onere di finanziarle. Dunque la decisione di questi giorni è fondamentale: gli europei devono riuscire a erogare un prestito per Kiev. Il dibattito sta vedendo impegnate le diplomazie di tutta l’Europa. Le posizioni di partenza sono davvero ancora piuttosto distanti. E vedono l’opposizione fortissima del premier belga Bart De Wever che in patria ha ottenuto una popolarità senza precedenti e ha unito tutti gli schieramenti politici.
L'analisi in diretta da Bruxelles
Telegiornale 18.12.2025, 20:00
Unione europea, Zelensky e i fondi russi congelati
SEIDISERA 18.12.2025, 18:00
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L'UE discute anche l'utilizzo dei fondi russi congelati
Telegiornale 18.12.2025, 12:30










