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Ruanda, lo “smart power africano” di Paul Kagame

Il presidente, al potere da 30 anni, cerca di fare coesistere l’immagine e le relazioni diplomatiche con la forza militare e gli interessi strategici

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Mondiali di ciclismo in Rwanda; i primi africani

SEIDISERA 23.09.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA-Nicola Lüönd/M. Ang. 

Il Ruanda è sotto la guida di Paul Kagame ormai da 30 anni. Il Paese africano ha cercato e cerca di ricostruirsi un’immagine di nazione tranquilla, moderna e aperta, soprattutto dopo il terrificante genocidio del 1994 e le accuse recenti di finanziare la rivolta dei ribelli nella vicina Repubblica Democratica del Congo. Lo chiamano “smart power africano” e per capire meglio cosa significa e in cosa consiste, SEIDISERA ne ha parlato con Freddie Del Curatolo, collaboratore RSI dall’Africa.

A livello globale lo “smart power” è una definizione coniata dal politologo statunitense Joseph Nye; l’abilità di mettere insieme il cosiddetto “soft power” (cioè il potere morbido, la capacità di una nazione di influenzarne altre attraverso l’attrattiva culturale, i valori politici, le politiche estere) insieme all’”hard power” (cioè il potere militare ed economico) - spiega Del Curatolo -. Lo smart power del presidente ruandese Kagame cerca di mettere insieme l’immagine e le relazioni diplomatiche con invece la forza e gli interessi strategici. D’altronde, da quando ha preso il potere dopo il genocidio del 1994, Kagame si è cucito addosso il Paese che voleva: serenità, ordine, disciplina ma anche rispetto dell’ambiente, l’intelligenza artificiale, la cultura, anche se bisogna dirlo, con poca libertà d’opinione. Ma è nella politica estera che questo smart power di quello che viene definito da molti “il Putin d’Africa” dà il meglio di sé. In Africa orientale e con i vicini di casa è intransigente ma il Ruanda è anche pronto ad accorrere con le sue truppe, che sono tra le più organizzate del continente.

Infatti, negli ultimi anni, il Ruanda si è reso protagonista anche di azioni militari per contrastare la presenza dello Stato Islamico nell’Africa subsahariana. Ma il motivo non è solo l’antiterrorismo. Sicuramente la vocazione di Kagame è quella di essere una guida più che spirituale - osserva Del Curatolo - un esempio per molti altri Stati vicini. Però è inevitabile pensare a quello che può essere il tornaconto di una nazione così volitiva che però non ha uno sbocco sul mare. Quindi questo tipo di aiuti militari servono per sbloccare altre cose. In Mozambico l’esercito ruandese combatte l’Isis da più di 8 anni. Attualmente ci sono 4’000 soldati nella regione di Capo Delgado, dove il petrolio e il gas naturali sono una grande risorsa. Altri 1’500 militari, ad esempio, si trovano nella tormentata Repubblica Centrafricana. Meno chiara, invece, è la situazione con i vicini di casa, cioè con la Repubblica Democratica del Congo che, insieme alla comunità internazionale, li accusa di finanziare i ribelli dell’M23 nella regione mineraria del Kivu. Nonostante la spiccata verve per le relazioni diplomatiche di Kagame, le trattative di pace a Washington continuano a segnare passi falsi e in questo caso gli interessi sono altissimi. E non solo per le due nazioni coinvolte in un conflitto che, solo quest’anno, ha causato qualcosa come 7’000 morti e fatto salire il numero degli sfollati a più di 6 milioni.

Kagame tiene molto alle relazioni diplomatiche e tiene molto alla sua immagine e a quella del suo Paese all’estero. E il governo ruandese da anni, infatti, spende moltissimo in pubblicità. Su cosa sta puntando il suo soft power? “Per Kagame fuori dal continente africano l’immagine viene prima di tutto e lui ha puntato forte soprattutto sul turismo” - dice Del Curatolo -. Le immagini dei gorilla di montagna del Volcanoes National Park risaltano sulle riviste di tutto il mondo ma è lo slogan pubblicitario ‘visit Ruanda’ che ormai si trova ovunque: nei cinema di tutta Europa, negli stadi della Premier League inglese e sulle maglie di squadre di primissimo livello come quelle del Paris Saint Germain, campione d’Europa e del Bayern Monaco: squadre di primissimo livello. E l’organizzazione del Mondiale di ciclismo su strada, che si svolge in questi giorni, il primo in Africa, è solo uno degli ambiziosi obiettivi di Kagame. Il Ruanda ha già ottenuto, per esempio, la licenza dalla FIA, la Federazione automobilistica internazionale, per organizzare un Gran premio, inserito nel circuito mondiale della Formula 1. Il progetto c’è già: un autodromo completamente ecosostenibile in mezzo a una foresta. Fino adesso solo il Sudafrica ha avuto in passato un gran premio. Ma nel continente africano manca da 32 anni”.

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