Il ministero della Salute libanese ha riferito martedì sera che almeno 13 persone sono morte in un attacco israeliano contro un campo profughi palestinese nel sud del Libano. L’esercito israeliano sostiene di aver colpito un campo di addestramento di Hamas.
Il raid ha preso di mira il campo di Ain al-Hilweh, vicino alla città di Sidone. Secondo fonti locali, è stata colpita un’auto nei pressi di una moschea, che sarebbe stata anch’essa bombardata insieme a un centro adiacente.
L’attacco arriva nonostante il cessate il fuoco concordato nel novembre 2024 tra Israele e Hezbollah. Israele afferma di mirare generalmente a membri o installazioni di Hezbollah, ma ha anche colpito presunti membri di Hamas in Libano.
In precedenza, il ministero libanese aveva segnalato altre due vittime in attacchi di droni attribuiti a Israele nella città di Bint Jbeil, sempre nel sud del paese.
Il Libano ospita circa 222’000 rifugiati palestinesi, molti dei quali vivono in campi profughi. Un accordo recente prevede che le fazioni palestinesi in questi campi consegnino le armi alle autorità libanesi, nel tentativo di garantire il monopolio delle armi allo Stato libanese.

In Libano gli scontri non sono finiti
Telegiornale 18.11.2025, 20:00
Un colono israeliano ucciso in Cisgiordania
Sempre oggi un attacco con auto e coltello ha causato un morto e tre feriti vicino a colonie israeliane nel sud della Cisgiordania occupata. L’esercito israeliano ha ucciso due aggressori.
L’attacco è avvenuto all’incrocio di Gush Etzion, sulla strada tra Betlemme e Hebron, teatro di precedenti attacchi. I servizi di soccorso hanno confermato la morte di un uomo israeliano sui 30 anni e il ferimento di altre tre coloni, tra cui un adolescente. L’esercito israeliano ha riferito di aver trovato esplosivi nel veicolo usato dagli aggressori.
Hamas ha salutato l’attacco come “la risposta naturale alla furia dell’occupazione e dell’aggressione” israeliana in Cisgiordania, mentre in Israele l’opposizione punta il dito contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, colpevole di aver “premiato il nemico” e “svenduto la sicurezza” dello Stato ebraico, riaprendo di fatto le porte al terrorismo.









