Non è solo una leadership, ma un dominio. La Cina si conferma primo Paese al mondo nella realizzazione di progetti di energia rinnovabile, con tassi di crescita e investimenti che surclassano quelli di chiunque altro. Addirittura tre quarti di tutti progetti di energia solare ed eolica in fase di realizzazione a livello globale si trovano in Cina, che cresce a ritmo record. Tanto che alcuni operatori del settore energetico affermano che il gigante asiatico sta diventando il primo “elettrostato” al mondo, con l’energia pulita che ha pesato circa un quarto della crescita del prodotto interno lordo nel 2024.
A mettere in luce questa tendenza è il rapporto annuale del Global Energy Monitor, un’organizzazione non governativa con sede a San Francisco. Secondo il dossier, la Cina ha in costruzione circa 510 gigawatt di nuova capacità solare ed eolica, su un totale globale di 689 gigawatt. Solo nel 2024, sono stati installati 278 gigawatt di nuova capacità solare e 46 gigawatt di nuova capacità eolica, con un aumento del 29% rispetto all’anno precedente.
Numeri imponenti: basti pensare che un gigawatt può potenzialmente fornire elettricità a circa un milione di abitazioni. Secondo l’Amministrazione nazionale per l’energia del governo, nel primo trimestre del 2025 l’energia solare ed eolica hanno rappresentato il 22,5% del consumo totale di elettricità della Cina. Le cifre sono peraltro destinate ad aumentare. Secondo i dati del rapporto GEM, quest’anno la Cina dovrebbe aggiungere almeno 246,5 GW di energia solare e 97,7 GW di energia eolica. Alla fine di marzo, il Paese disponeva di 1,5 terawatt di capacità di energia solare ed eolica.

Il fenomeno può avere un impatto rilevante, visto che la Cina resta responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra, anche se sta finalizzando i dettagli dei nuovi obiettivi in materia di cambiamenti climatici che, dovrebbe annunciare prima della Conferenza delle Nazioni Unite che si terrà quest’anno a Belém, in Brasile.
Il fenomeno può avere un impatto rilevante perché la Cina resta responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra
In che modo Pechino sta raggiungendo questi risultati? Intanto, con grandi investimenti nella creazione di infrastrutture energetiche. Il parco solare Midong da 3,5 gigawatt nello Xinjiang e il parco eolico di Omattingga in Tibet (il più alto al mondo) rappresentano progetti simbolo di questa espansione senza precedenti.
C’è poi una posizione dominante della catena del valore: la Cina detiene oltre l’85% della produzione globale di pannelli solari (con picchi intorno al 90% nel mercato di riferimento dell’Unione Europea) e una quota dominante anche nella produzione di turbine eoliche e batterie. Questo le consente di offrire il costo di produzione più basso al mondo e di imporre la propria supremazia in settori strategici come fotovoltaico, batterie, veicoli elettrici.

Dazi e BRICS, da Rio de Janeiro Emiliano Guanella
Telegiornale 07.07.2025, 20:00
Il ruolo da protagonista della Cina è evidente anche nei progetti offshore. Nel 2025, la Cina ha raggiunto 42,7 gigawatt di capacità eolica offshore, partendo da meno di 5 gigawatt nel 2018. Questo dato rappresenta la metà della capacità eolica offshore mondiale. Circa altri 67 gigawatt fanno parte di progetti in fase di sviluppo, di cui 28 gigawatt già in costruzione. Le province del Guangdong e del Jiangsu guidano questo settore, con progetti pionieristici in acque profonde e tecnologie galleggianti resistenti ai tifoni, come la piattaforma OceanX di Mingyang. L’eolico offshore è anche al centro di progetti per la produzione di idrogeno verde in province costiere come lo Shandong e il Fujian. Inoltre, progetti come quello che fornisce energia rinnovabile al polo chimico tedesco BASF nel Guangdong mostrano come la Cina punti all’elettrificazione diretta dell’industria pesante con energia rinnovabile.
Restano comunque delle contraddizioni. Parallelamente al boom delle rinnovabili, infatti, la Cina continua a costruire nuove centrali elettriche a carbone. Nel 2024, Pechino ha approvato 66,7 gigawatt di progetti inquinanti. In tutto, sono stati avviati 94,5 gigawatt di nuovi progetti di energia a carbone e 3,3 gigawatt di progetti sospesi hanno ripreso la costruzione l’anno scorso, il livello più alto dal 2015. Tradotto: l’espansione da record di eolico e solare non sta per ora soppiantando il carbone, ma si sta aggiungendo o sovrapponendo ai tradizionali combustibili fossili.
In Cina restano anche delle contraddizioni: parallelamente al boom delle rinnovabili il Paese continua a costruire nuove centrali elettriche a carbone
Non è un caso, visto che la Cina mira con decisione all’autosufficienza energetica. Durante le due sessioni dello scorso marzo, il massimo appuntamento legislativo e consultivo annuale, l’Assemblea Nazionale del Popolo ha stimato che nel 2045 la capacità installata di energia rinnovabile in Cina e le relative infrastrutture di stoccaggio e di rete avranno un’intensità di investimento annua media compresa tra i 10 e i 20 trilioni di yuan, l’equivalente di 1,4 - 2,8 trilioni di dollari statunitensi. Un’enormità. Ciò non solo aiuterebbe la Cina a raggiungere la neutralità carbonica con un anticipo di cinque-dieci anni rispetto all’obiettivo del 2060, ma anche a non dipendere più dalle importazioni di petrolio greggio.
D’altronde, l’industria tecnologica verde è uno degli ingredienti fondamentali di quelle “nuove forze produttive” messe di recente da Xi Jinping al centro del modello di sviluppo, che il presidente cinese immagina in grado di emanciparsi dai rischi connessi a immobiliare ed export, trainato dal motore della nuova energia.