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Trump: Cambogia e Thailandia “pronte alla tregua”

Lo ha annunciato il presidente statunitense che sta tentando di usare, come leva, la carta dei rapporti commerciali “non vogliamo concludere alcun accordo con nessuno dei due se stanno combattendo”

  • Ieri, 22:08
  • Ieri, 23:33
Donald Trump

Il presidente statunitense Donald Trump

  • Keystone
Di: Reuters/ATS/M. Ang. 

Thailandia e Cambogia “auspicano un cessate il fuoco immediato e la pace” e “hanno concordato di incontrarsi immediatamente”. Lo ha annunciato il presidente statunitense Donald Trump sui social network dopo due telefonate con il premier cambogiano Hun Sen e quello ad interim thailandese Phumtham Wechayachai. La Casa Bianca, però, non ha risposto immediatamente alle domande sulla tempistica e sulla sede dei colloqui e anche le ambasciate thailandese e cambogiana a Washington non hanno risposto subito.

Trump sta tentando, ancora una volta, come ha già fatto con India e Pakistan, la carta dei rapporti commerciali. In questo momento “per coincidenza, stiamo attualmente trattando di scambi con entrambi i Paesi, ma non vogliamo concludere alcun accordo con nessuno dei due se stanno combattendo”, ha avvertito il tycoon. E ancora: “Intendono tornare al tavolo delle trattative commerciali con gli Stati Uniti, cosa che riteniamo inappropriata finché i combattimenti non cessano”. Secondo il presidente, la cessazione delle ostilità tra Cambogia e Thailandia sarebbe imminente ma bisognerà aspettare qualche giorno per capire gli sviluppi di un conflitto che rischia di sfociare in una guerra dannosa per tutta la regione.

Da giorni, al confine tra i due Paesi, sono in atto violenti scontri che hanno causato oltre venti morti da entrambe le parti, decine di feriti e oltre 100’000 evacuati. Al centro della vicenda, il tempio di Preah Vihear, conteso per decenni e la cui sovranità è stata assegnata dal 1962 alla Cambogia da una sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja, confermata nel 2013 dopo il sanguinoso conflitto di due anni prima.

Il caso, che affonda le radici nel periodo coloniale francese agli inizi del 1900, è riesploso lo scorso maggio quando uno scontro armato al confine ha provocato la morte di un militare cambogiano. La questione sembrava essere rientrata dopo una telefonata tra l’allora premier Paetongtarn Shinawatra e Sen. Ma dopo che i cambogiani hanno diffuso la registrazione del colloquio in cui la premier chiamava l’omologo cambogiano “zio”, in segno di rispetto e sottomissioni, i militari di Bangkok si sono infuriati. Hanno deposto Shinawatra, gettato il Paese nel caos politico e aspettato l’occasione giusta per riaprire le ostilità con il vicino, che è arrivata mercoledì scorso. A nulla sono valsi finora gli appelli di Cina, Malaysia - presidente di turno dell’ASEAN -, dell’ONU e dello stesso dipartimento di Stato USA.

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Thailandia e Cambogia, ancora tensioni

Telegiornale 26.07.2025, 12:30

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