In Europa ci si interroga sul modo migliore per organizzare una difesa efficace contro possibili attacchi di droni. E si cerca di imparare dall’Ucraina, impegnata in una competizione tecnologico-militare con la Russia sullo sviluppo dei droni.
A Mykolayiv, nel Sud dell’Ucraina, la brigata di difesa territoriale 123 sta cercando di neutralizzare gli attacchi di droni russi e di distruggere le postazioni da cui vengono lanciati.
Il vicecomandante Oleg spiega che la sua brigata sta combattendo contro un’unità russa, chiamata Rubicon, istallata a capo Kinborn, dove il fiume Dnipro sfocia nel Mar Nero. Un magnifico parco naturale occupato dai russi come base di attacco contro Mykolayiv e Kherson.
“Sono una squadra molto efficiente. Quindi la quantità di attacchi è molto alta per ora” dice alla RSI il vicecomandante e sottolinea l’importanza strategica di Mykolayiv per difendere le regioni di Odessa e Kherson. “Questa regione è molto importante. Per l’Ucraina e per loro... se prevarranno, controlleranno le spedizioni via mare per l’Ucraina. Quindi potrebbe essere un grosso problema per noi. Però, qualche tempo fa siamo riusciti a colpire la loro centrale di comunicazione. Così hanno avuto diversi problemi.”
Siamo a un punto critico della corsa tecnologica: all’inizio della guerra molti droni russi potevano venire neutralizzati interferendo sul loro GPS e con onde radio ad alta potenza sulle frequenze che utilizzavano per comunicare con la stazione di terra. Bloccata la trasmissione dei dati, il drone è incapace di ricevere ordini o trasmettere immagini. Da qualche tempo però i russi hanno introdotto dei droni collegati alla stazione con sottilissimi cavi in fibra ottica. E questo li rende invulnerabili alla saturazione delle frequenze, conferma ai nostri microfoni il vicecomandante Oleg.
“I russi si sono evoluti molto rapidamente. Vedono quello che facciamo, e cercano di superare le nostre tecnologie. Hanno molte più risorse di noi. Questo non è un segreto per nessuno. I loro droni si evolvono molto rapidamente. Quindi, a volte non li vediamo nemmeno. Non possiamo interrompere i loro segnali né intercettarli. Perché le frequenze vengono cambiate molto rapidamente e, inoltre, usano fibre ottiche nei loro droni FPV e quindi non riusciamo nemmeno a vederli quando arrivano.”
Eppure, ci sono alcuni uomini della brigata che si occupano quasi esclusivamente di trovare nuove soluzioni di fronte alle sfide che pongono questi nuovi droni russi. Ma per il momento i mezzi a disposizione del vicecomandante Oleg e della sua brigata sono limitati: “Noi usiamo i radar, dei sensori di rilevamento tramite suoni o dispositivi ottici. Poi per abbattere i droni nemici usiamo spesso i fucili da caccia.
Abbiamo anche una piccola squadra che intercetta i droni russi con dei nostri droni molto veloci e una piccola carica di esplosivo. Sono droni chiamati FPV che si usano per colpire obiettivi mobili. Ma non abbiamo abbastanza lettori. È una questione di risorse. La tecnologia in realtà è piuttosto semplice. L’abbiamo usata nella regione di Kherson. E nella regione di Donetsk. Si tratta di una difesa molto efficace. Ma ci servono più risorse. Questo è l’unico problema che abbiamo per ora.”