Volodimir Zelensky torna alla Casa Bianca. Oggi pomeriggio incontrerà nuovamente il presidente americano Donald Trump. L’incontro però è stato preceduto ieri da una telefonata tra lo stesso Trump e l’omologo russo Vladimir Putin, durante la quale è stato fissato un nuovo vertice, rigorosamente a due, in Ungheria, fra un paio di settimane. Lo scenario è dunque sempre in divenire, con il presidente americano che ondeggia costantemente – tra Russia e Ucraina.
In che modo allora il presidente ucraino si presenta di nuovo oggi, a Washington? Il Radiogiornale lo ha chiesto a Pierre Ograbek della redazione esteri, inviato RSI a più riprese in Ucraina. “Zelensky - spiega Ograbek - si presenterà alla Casa Bianca con una lunga lista della spesa. Una lunga lista di armi, necessarie per contenere l’aggressione militare russa, che si protrae ormai da tre anni e mezzo. Tutte armi però da acquistare perché Donald Trump non regala niente. Anzi, fatturerà ai paesi europei, ai membri della NATO, chiamati ora a farsi carico dei costi della guerra scoppiata con l’invasione lanciata da Vladimir Putin. E qui si parla comunque di cifre consistenti, di potenziali guadagni pari a decine e decine di miliardi di dollari”.
“Sul tavolo - prosegue Ograbek al Ragiornale RSI - dovrebbero esserci soprattutto i missili Tomahawk, utili agli ucraini per colpire obiettivi strategici su territorio russo, più in profondità. Trump stesso li aveva proposti, o per lo meno citati, nei giorni scorsi, quale minaccia nei confronti del Cremlino, che ha risposto, a sua volta, dialogando e minacciando. E allora ieri Trump ha affermato che i Tomahawk dovrebbero restare negli Stati Uniti, precisando che sono loro stessi ad averne bisogno”.
Sul tavolo dovrebbero esserci soprattutto i missili Tomahawk, utili agli ucraini per colpire obiettivi strategici su territorio russo, più in profondità
Pierre Ograbek, giornalista redazione esteri RSI
L’Ucraina però non giunge a Washington a mani vuote. Anche Kiev ora ha qualcosa da offrire a livello di armamenti. “Sì - conferma Ograbek - la situazione è comunque mutata. L’Ucraina ha investito molto, moltissimo per rilanciare la sua industria bellica: ha compiuto un enorme balzo in avanti, adattandosi molto rapidamente allo scenario di una guerra moderna. Ora l’Ucraina può anche andare all’estero a proporre (e vendere) la propria tecnologia, e le proprie competenze (in materia di droni, innanzitutto), anche agli Stati Uniti. Kiev comunque ha messo a punto dei missili che permettono di colpire più in profondità siti strategici in territorio russo. Obiettivi militari, ma anche obiettivi sensibili come raffinerie o depositi di petrolio. Che stanno creando problemi, ai rifornimenti alle pompe di benzina in Russia. Politicamente questo permette all’esercito ucraino di agire con maggiore libertà, senza essere dipendente dal nullaosta di paesi occidentali. Ed ha ulteriormente alimentato una sorta di “guerra dell’energia”: sia Russia che Ucraina stanno colpendo centrali elettriche, del gas, e siti petroliferi. Colpi dolorosi, che devono essere sopportati dalla popolazione civile”.
Intanto però sul terreno continua, costante, l’avanzata dell’esercito russo. “Continua, ma non certo così spedita come vorrebbe Vladimir Putin”, aggiunge Ograbek. “Nel Donbas, le città di Pokrovsk e Kostyantynivka sembrano destinate a cadere, ma da molti mesi a questa parte, ormai. Non hanno ancora ceduto definitivamente. Ed il costo in termini di vite umane è molto, molto elevato. Un po’ ovunque le truppe russe rosicchiano terreno, villaggio dopo villaggio. Anche le due città-chiave di Sloviansk e Kramatorsk sono sempre più nel mirino. E la situazione si è sbloccata in modo significativo a Kupyansk, importante snodo ferroviario del nord-est, dove la Russia è riuscita ad aggirare in modo spettacolare le difese ucraine. I cieli infestati dai droni rendono però pericolosissimi tutti gli spostamenti sul terreno, lungo la linea del fronte”, conclude Ograbek.

Zelensky a Washington
Telegiornale 17.10.2025, 12:30