In questo periodo dell’anno, tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, il calendario è ricco di tradizioni e si tinge in parte di mistero. Le luci fioche di Halloween hanno illuminato le zucche intagliate, mentre il giorno di Ognissanti invita alla riflessione e al ricordo dei defunti.
In queste giornate sospese tra tradizione e memoria, l’immaginario collettivo si popola di simboli legati alla paura, alla morte e alla superstizione, come fantasmi e zombie.
Meglio cardi che mais
Serotonina 29.10.2025, 09:05
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Non tutti questi segni appartengono solo alla fantasia o alla tradizione e alcuni si possono direttamente osservare in natura. Oltre alle formiche zombie, un altro splendido esempio è quello della sfinge testa di morto (Acherontia atropos), una farfalla notturna (una falena) dal nome evocativo e dall’aspetto che - per alcuni - può sembrare inquietante. Sul torace dell’animale adulto è infatti presente un disegno naturale che ricorda sorprendentemente un teschio umano.
La Acherontia atropos appartiene alla famiglia degli Sfingidi, un gruppo di falene note per il volo rapido, simile a quello dei colibrì. Si tratta di una specie notturna diffusa in Europa meridionale e Africa, facilmente riconoscibile per la sua taglia imponente - il corpo può raggiungere anche i 5 centimetri - e per la caratteristica macchia a forma di teschio sul dorso, da cui deriva il suo nome comune. Si tratta di un lepidottero migratore, considerato il più grande dell’Europa centrale, i cui adulti raggiungono anche la Svizzera in primavera. La nuova generazione, sviluppatasi nel corso dell’estate, riparte poi agli inizi dell’autunno per svernare in Africa.

Larva di Acherontia atropos
La falena adulta è caratterizzata da colorazioni mimetiche con tonalità marroni, giallo e nero, che la aiutano a confondersi tra le cortecce e le foglie secche. Inoltre, è l’unica farfalla in grado di emettere uno stridio così acuto da essere percepibile anche dall’orecchio umano. Al contrario degli adulti, le larve non sono associate a sentimenti di paura. Lunghi fino a 15 centimetri, i bruchi di questo lepidottero sono infatti vistosi, di un colore che varia dal verde al giallo intenso, con delle striature a barre trasversali gialle, che con il tempo possono diventare di un colore azzurro-violaceo. Possiedono inoltre dei puntini neri che ricoprono tutta la parte superiore del corpo.
Mentre i bruchi si nutrono di foglie fresche, gli adulti di Acherontia atropos sono ghiotti di miele e, per procurarselo, sono in grado di rubarlo direttamente dai favi, ingannando le api. Per questo la loro presenza è poco gradita agli apicoltori.
Il nome scientifico Acherontia atropos ha un significato simbolico chiaro. Il nome del genere Acherontia deriva dall’Acheronte, uno dei fiumi infernali della mitologia greca, mentre il nome della specie atropos prende origine dalla più temuta delle tre Moire, le dee del destino: Atropo è colei che recide il filo della vita. Già nell’etimologia, dunque, si intrecciano la biologia e la mitologia, come se la specie portasse con sé un presagio di morte e mistero.

Tra paura e meraviglia, questa affascinante falena è diventata un simbolo perfetto di come anche un insetto possa ispirare miti e leggende: la sua comparsa fu a lungo considerata un cattivo presagio. Il disegno del teschio, il colore scuro e il volo notturno le valsero la reputazione di insetto portatore di morte, soprattutto in periodi storici in cui ogni segno della natura veniva letto come un messaggio soprannaturale. Perseguitata per secoli, questa falena è stata usata come simbolo forte anche ne Il silenzio degli innocenti.
Malgrado tutte queste superstizioni, la sfinge testa di morto è in realtà un insetto assolutamente inoffensivo che mostra una volta di più come noi esseri umani tendiamo spesso a proiettare paure e simboli anche sulle meraviglie del mondo naturale. In Europa è divenuta sempre più rara, a causa dei pesticidi e dell’inquinamento luminoso, fattori che interferiscono con le capacità di orientamento di questa farfalla e con il suo successo riproduttivo.
Nel tempo delle zucche, delle anime e dei ricordi, la macchia a forma di teschio dell’Acherontia atropos è un invito ad approfondire le nostre conoscenze del mondo in cui viviamo e a riconoscere come anche ciò che temiamo possa essere parte dell’ordine naturale delle cose.






