Cosa succede quando il ghiaccio comincia a parlare? Non attraverso le parole, ma con i dati, i segnali radar, le fotografie aeree. Ce lo spiega Daniel Farinotti, glaciologo, professore al Politecnico di Zurigo e all’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio
Lo scorso marzo il professor Farinotti ha trascorso due settimane a Narsarsuaq, nel sud della Groenlandia, per studiare lo spessore dei ghiacciai della zona. “In Svizzera i ghiacciai sono maestosi”, racconta il ricercatore, “ma qui sono cento volte più grandi. E stanno perdendo massa velocemente”.
La domanda allora è tanto semplice quanto inquietante: quanto si innalzeranno i mari entro la fine del secolo? Secondo il prof. Farinotti, si prevede un aumento tra mezzo metro e un metro. Può sembrare poco, ma gli effetti su scala globale rischiano di essere devastanti: “Centinaia di milioni di persone vivono entro il primo metro sul livello del mare. Parliamo di intere città, coste, campi coltivati. Queste comunità dovranno spostarsi, e non è detto che riescano a farlo in modo ordinato”.
La situazione in Groenlandia è già allarmante: lungo le coste, lo spessore dei ghiacciai raggiunge “solo” 700-800 metri, ma si assottiglia ogni anno. Il bilancio tra accumulo invernale e scioglimento estivo è negativo. E si vede a occhio nudo. “Il ghiaccio non sparirà tutto in una generazione”, spiega Farinotti, “ma i cambiamenti saranno enormi, e già visibili entro pochi decenni”.
E mentre la scienza documenta, il mondo inizia a muoversi. Lo scioglimento dell’Artico apre nuove rotte commerciali, rende accessibili risorse minerarie prima impraticabili, stimola investimenti e turismo. Ma ogni opportunità porta con sé rischi ambientali, conflitti geopolitici, trasformazioni imprevedibili.

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Falò 20.05.2025, 20:40