Nel marzo del 2023, quando Credit Suisse è stata salvata e inglobata da UBS, un termine tecnico è improvvisamente comparso nei titoli dei giornali: “AT1”.
La FINMA, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari, aveva deciso di azzerare circa 16 miliardi di franchi di questi titoli, mentre gli azionisti di Credit Suisse — che di solito dovrebbero essere i primi a perdere tutto — hanno ricevuto qualcosa.
Da allora il termine è tornato periodicamente a coprire i titoli dei giornali, ancora recentemente, dopo la decisione del Tribunale federale amministrativo di respingere la decisione della FINMA.
Cosa c’è dietro la sigla AT1
Le Additional Tier 1 (AT1) sono obbligazioni “speciali” emesse dalle banche. “Offrono un tasso d’interesse più alto”, spiega Marzio Minoli, della redazione economica della RSI. “Prendiamo l’esempio di quelle di Credit Suisse in franchi svizzeri. Offrivano un interesse del 3%, quando in Svizzera c’erano i tassi negativi al -1%. Per le obbligazioni in euro o in dollari si arrivava fino al 6 o il 9%, anche qui in uno scenario dove i tassi d’interesse erano a zero o vicino a zero”.
Se un cliente avesse investito 10’000 dollari in AT1, poteva aspettarsi un interesse annuale di 900 dollari. Aumentando il capitale versato, si fa presto il conto del ritorno — e il risultato è allettante.
Cosa sono le obbligazioni
Nel mercato finanziario, un titolo obbligazionario è tradizionalmente considerato uno strumento sicuro: una scelta prudente per chi non vuole mettere a rischio i propri risparmi.
Acquistando un’obbligazione, il cliente presta denaro alla banca, alla azienda o all’ente che l’ha emessa. In cambio riceve periodicamente un interesse sul capitale versato.
La maggior parte delle obbligazioni ha una scadenza definita: al termine del contratto l’investitore riceve indietro il capitale iniziale, oltre agli interessi maturati.
L’attrattiva di un’obbligazione dipende dalla solidità dell’istituto emittente: più un’azienda (o uno Stato) è considerata affidabile, più il suo titolo viene percepito come sicuro. Perché? Perché offre garanzie di pagamento e restituzione: il cliente confida che riceverà puntualmente gli interessi e, alla fine, il denaro investito.
Per definire se un debitore è sicuro, ci sono le agenzie di rating. Le più famose sono Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch, le quali danno “i voti” dalla cosiddetta “tripla a” (AAA) la nota massima (assegnata ai titoli di Stato svizzeri, per fare un esempio), fino alla D, che significa che il debitore è fallito e i soldi sono praticamente persi.
Quando si parla di azioni, materie prime, valute (o addirittura criptovalute), invece, il rendimento non è garantito: dipende dalle oscillazioni del mercato. Le obbligazioni non sono del tutto immuni alle fluttuazioni, ma restano lo strumento preferito da chi non vuole correre rischi eccessivi.
“Inizialmente le AT1 erano pensate per investitori istituzionali o esperti”, prosegue Minoli. “Di fatto, però, sono state vendute anche a piccoli risparmiatori.”
E perché erano pensati per acquirenti con esperienza? Perché si tratta di strumenti ibridi, complessi e rischiosi (da qui l’interesse più alto), a metà strada tra obbligazioni e azioni. Nei contratti AT1 sono infatti previste alcune clausole particolari: se il bilancio della banca mostra debolezze, le obbligazioni possono essere convertite in azioni o, nei casi più gravi, azzerate.
Un’operazione apparentemente tecnica, ma con effetti molto concreti: per la banca significa ridurre i debiti (le obbligazioni sono titoli di debito) e rafforzare il capitale proprio; per l’investitore, invece, può voler dire perdere tutto.

AT1 di Credit Suisse, cerchiamo di capirne di più
Telegiornale 14.10.2025, 20:00
Un’eredità della crisi del 2008
Le AT1 sono nate come strumento di sicurezza all’interno di Basilea III, il pacchetto di regole introdotto dopo la crisi finanziaria del 2008. L’obiettivo era chiaro: evitare che, in caso di difficoltà, le banche dovessero essere salvate con soldi pubblici.
Le Additional Tier 1 dovevano agire come cuscinetto d’emergenza, capace di assorbire le perdite e stabilizzare la banca prima che la situazione degenerasse. Ma nel caso di Credit Suisse, quel cuscinetto si è trasformato in un buco nero da 16 miliardi di franchi.
Un caso non ancora chiuso
La cancellazione delle AT1 decisa dalla FINMA è ancora oggetto di battaglia legale. Pochi giorni fa il Tribunale federale amministrativo ha stabilito che l’ordine con cui l’autorità ha azzerato questi titoli non aveva una base giuridica sufficientemente chiara, riaprendo così la partita per migliaia di investitori che chiedono un risarcimento.
Ora la FINMA ha deciso di impugnare la sentenza e rimandare la decisione definitiva sull’azzeramento al Tribunale federale. Il motivo del contenzioso? C’erano effettivamente le condizioni legali per azzerare le AT1? Le clausole sono state rispettate?
Tutto ruota attorno a una clausola
Nei prospetti delle AT1 emessi da Credit Suisse era prevista la possibilità che, in caso di grave crisi dell’istituto, la banca potesse cancellare o convertire questi titoli, previa approvazione o su ordine della FINMA. Si tratta della cosiddetta clausola del “viability event”: un meccanismo che si attiva quando l’autorità di vigilanza ritiene che la banca non possa più continuare a operare in particolare senza un sostegno straordinario da parte dello Stato o della Banca nazionale.
Quando nel marzo 2023 il Consiglio federale e la BNS hanno annunciato il salvataggio di Credit Suisse con garanzie statali per decine di miliardi, la FINMA ha interpretato quell’intervento come il segnale che il “viability event” si fosse verificato. Da qui la decisione di azzerare le AT1, pari a circa 16 miliardi di franchi, per rafforzare la solidità contabile della banca e favorirne la fusione con UBS.
Molti esperti, però, hanno sostenuto che non fosse questo il caso. “Il problema non stava nel capitale proprio: la capitalizzazione di Credit Suisse era solida”, precisa Minoli. “Il problema stava nella liquidità.”
Secondo la FINMA, invece, il contratto dava piena legittimità a un’azione di questo tipo e la cancellazione serviva a rafforzare il capitale della banca e ristabilire la fiducia nel sistema finanziario svizzero.



