L'attuale sistema di calcolo del canone radiotv per le imprese è troppo rigido. In una sentenza su una piccola azienda bernese il Tribunale amministrativo federale ha stabilito che, nel caso specifico, è anticostituzionale nella misura in cui prevede solo sei categorie tariffarie e raccomanda al Consiglio federale di porvi rimedio in tempi brevi.
Nella categoria tariffaria 3, ad esempio, finiscono le imprese con cifre d’affari che vanno da 5 a poco meno di 20 milioni di franchi. Le imprese con cifre d’affari minori che rientrano in questa categoria tariffaria si ritrovano così, in proporzione, a pagare più di quelle con cifre d’affari maggiori. Tale effetto va peraltro potenziandosi ad ogni scatto a un livello di cifra d’affari superiore, il che fa sì che nel caso di specie l’impresa interessata debba spendere in canone lo 0,04 % della sua cifra d’affari mentre un’impresa "miliardaria" ne paga al massimo lo 0,004 %, ossia quasi dieci volte meno, una situazione che il TAF ritiene in contrasto con il principio costituzionale dell’uguaglianza giuridica.
Per non pregiudicare il finanziamento corrente del servizio radiotelevisivo, il Tribunale ha rinunciato, però, a vietare l’applicazione della disposizione dell'ordinanza in questione.
Di conseguenza, il TAF ha accolto solo parzialmente il ricorso della piccola-media impresa del canton Berna e non ha concesso la riduzione del canone alla PMI in questione, che si era opposta al canone di 2'280 franchi fatturato dall’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC), impugnando la relativa decisione dinanzi al TAF. Nel ricorso l’impresa contestava, in sostanza, che il canone fatturatole fosse, in proporzione, notevolmente più elevato rispetto a quello addebitato ad imprese con cifre d’affari decisamente più elevate, in contrasto con il principio dell’uguaglianza giuridica.
Il canone per le imprese da ripensare
Telegiornale 13.12.2019, 13:30