(Notizia aggiornata dopo le 21:00, al termine della visita lampo del consigliere federale in Medio Oriente)
Ignazio Cassis chiede a Israele di garantire maggiori aiuti alla Striscia di Gaza: mercoledì sera, al termine della sua visita lampo in Medio Oriente, il consigliere federale ritiene inoltre che il riconoscimento di uno Stato palestinese sia prematuro, ma che “un giorno” arriverà.
“Compito dell’aiuto umanitario sottovalutato”
“Gli israeliani hanno sottovalutato il compito dell’aiuto umanitario per due milioni di persone”, ha dichiarato all’agenzia Keystone-ATS sul volo di ritorno in Svizzera. Cassis ha pure aggiunto che il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar ha ammesso che l’assistenza fornita non è stata sufficiente.
Ma lo Stato ebraico attribuisce questo problema ad Hamas, accusandolo di saccheggi. Sa’ar “ha preso nota delle nostre preoccupazioni”, senza nulla promettere, ha aggiunto il consigliere federale, che nelle ultime settimane è stato bersaglio di crescenti critiche per i suoi rimproveri a Israele, considerati troppo tiepidi. Le interviste in questo senso rilasciate a RSI e RTS avevano fatto parecchio discutere o provocato varie reazioni nei confronti del capo del Dipartimento federale degli affari esteri.

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Gaza Humanitarian Foundation
La Gaza Humanitarian Foundation (GHF), lo strumento di controllo di Israele sugli aiuti umanitari nel territorio palestinese, “pone un problema perché non segue i principi umanitari”, ha aggiunto Cassis. “Secondo le indicazioni fornite da organizzazioni umanitarie e dal governo israeliano, li sta imparando”, ha proseguito.
Soluzione a due Stati
A pochi giorni dalla conferenza di New York sulla soluzione a due Stati, il ticinese ha voluto anche affinare il pensiero della Svizzera su questa riunione. Dopo il colloquio con il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa a Ramallah, si è rafforzato nella convinzione che l’Autorità palestinese sia consapevole del proprio compito, anche se l’attuazione di una buona governance e del controllo del territorio è ancora un processo incompleto. “Ma se puntiamo a una soluzione a due Stati, è logico che un giorno il riconoscimento della Palestina avvenga. La questione è sapere quando, sulla base di criteri credibili per entrambe le parti”, ha concluso Cassis.
Viaggio a sorpresa
Il consigliere federale ha compiuto un viaggio a sorpresa di una ventina di ore cominciato martedì, incontrando il premier dell’Autorità nazionale palestinese Mohammad Mustafa e il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar, ma non il presidente dello Stato ebraico Isaac Herzog, già impegnato con il suo omologo argentino Javier Milei.

La stretta di mano fra Cassis e l'omologo israeliano Gideon Sa'ar
Al centro delle discussioni, aveva anticipato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) prima della partenza, in particolare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, dove l’esercito israeliano mercoledì mattina ha nuovamente sparato sulla folla di palestinesi nei pressi di uno dei centri di distribuzione di aiuti della controversa Gaza Humanitarian Foundation. I morti sono 31.
“La Svizzera è molto preoccupata per l’intollerabile sofferenza a Gaza e reitera il suo appello per un accesso immediato, sicuro e senza ostacoli agli aiuti umanitari in accordo con il diritto internazionale”, ha scritto il capo del DFAE su X, dopo aver incontrato Mustafa a Ramallah.

Cassis a colloquio con Mohammad Mustafa
I due hanno affrontato fra l’altro il tema della conferenza prevista a New York la prossima settimana sulla soluzione a due Stati, quando diversi Paesi potrebbero riconoscere uno Stato palestinese.
“Per la Svizzera la questione del riconoscimento della Palestina è il culmine di un processo politico credibile che porti a una soluzione a due Stati”, aveva detto a un giornalista di Keystone-ATS sul posto il portavoce del DFAE Nicolas Bideau, al termine dell’incontro. “Questa credibilità poggia su una pace sostenibile e su garanzie di sviluppo e sicurezza per Israele e per la Palestina”, ha aggiunto.
Il viaggio di Cassis, che voleva “farsi un’idea sul posto della situazione”, segue settimane di polemiche nei confronti dell’attitudine della Confederazione e del capo della diplomazia in particolare riguardo al conflitto in corso in Medio Oriente. Critiche per il silenzio di fronte alle violazioni israeliane erano state sollevate anche da ex ambasciatori e dei collaboratori stessi del DFAE.