Da ieri è chiaro che gli Stati Uniti non sono disposti a fornire i 36 aerei militari F-35 al prezzo pattuito, ovvero 6 miliardi di franchi. Cifra che era stata votata, e approvata per un soffio, dal popolo svizzero. E quindi ora cosa si fa? In sostanza, o la Confederazione paga di più (circa un miliardo di franchi) o ridefinisce la strategia di difesa aerea.
Ma cosa ne pensa l’esercito di una possibile riduzione o messa in discussione delle forniture di F-35? “Sarebbe la peggiore delle varianti”, dice ai microfoni della RSI Michele Moor, presidente della Società svizzera degli ufficiali. “Ricordo che all’inizio il progetto prevedeva 72 aerei, ridotti poi a 40 e portati in votazione popolare a 36”. Un numero di caccia “necessari per una difesa aerea moderna”. Per Moor bisogna dunque acquistare comunque gli F-35.
Nelle guerre si vedono impiegati sempre più droni, ma puntare solo su di essi non basterebbe: “I droni servono e sono efficaci combinati con i sistemi d’arma tradizionali. Quindi un’aviazione con 36 aerei è ancora necessaria, combinata con nuove tecnologie”.
Indipendentemente dal tipo di sistema, la corsa agli armamenti si fa sentire anche sui costi e sui tempi di consegna. “Come tanti Paesi europei la Svizzera ha sottovalutato l’evoluzione” della situazione geopolitica, indica Moor, sottolineando che a livello di difesa la Confederazione non è pronta. “Proprio quei Paesi che hanno sottovalutato la situazione, adesso sono in difficoltà. E tra questi c’è anche la Svizzera”.

F-35: e ora?
Telegiornale 14.08.2025, 20:00
Riduzione degli aerei
Tornando alle ipotesi per rimediare all’aumento dei prezzi degli aerei, il responsabile della Difesa Martin Pfister ha annunciato mercoledì in conferenza stampa che “analizzeremo di nuovo le basi che hanno portato alla selezione del modello e al numero di velivoli”. Il rapporto sulla difesa aerea del 2017 prevedeva un’opzione con soli 30 aerei e concludeva che “la difesa dei cieli potrebbe essere garantita in modo sufficiente grazie a un rafforzamento della difesa contraerea a terra”. Anche con questa opzione i costi aumenterebbero comunque, perché bisognerebbe investire di più in quest’ultimo tipo di sistema.
A livello politico la sinistra chiede la revisione dell’acquisto degli F-35, mentre il centro-destra non sembra propenso a una revisione del piano iniziale. “Il numero di aerei necessario è stato definito dopo un’attenta analisi”, ha affermato il consigliere nazionale Beat Flach (Verdi liberali-AG), aggiungendo che “la situazione geopolitica non è migliorata dalla stesura del rapporto”.
Rinegoziare con il produttore
Tra le opzioni in campo per rimediare al “pasticcio” del prezzo (non) fisso, c’è anche quella di rinegoziare con il produttore degli F-35 Lockheed Martin. Quest’ultimo si è impegnato a investire nell’industria svizzera per compensare parte del costo dell’acquisto aerei. La Svizzera potrebbe, in questa situazione, chiedere a Lockheed Martin di ridurre l’ammontare degli investimenti promessi in Svizzera, in cambio di mantenere il prezzo degli aerei più vicino a quello originariamente concordato. Rinegoziare l’accordo potrebbe però essere complicato e richiederebbe nuove trattative non solo con il produttore, ma anche con il Governo degli Stati Uniti.
Chiedere al Parlamento i soldi mancanti
Terza, e ultima, opzione, chiedere al Parlamento i soldi mancanti. E questo per la sinistra significherebbe tornare alle urne, per Martin Pfister potrebbe non essere necessario. Questo perché il credito supplementare potrebbe rientrare nel programma di armamento.

F35 più cari del previsto, ma comunque necessari
SEIDISERA 14.08.2025, 18:00
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