Oramai siamo giunti al momento di “pensare l’impensabile”, secondo Andrea Gmür-Schönenberger (Centro), consigliera agli Stati lucernese. Resta convinta che l’F-35, di produzione americana, sia l’aereo migliore. Ma, dice alla RSI, “come ultima opzione non dobbiamo escludere di fare marcia indietro, e puntare piuttosto sui Rafale, prodotti in Francia. Perché i Paesi europei sono affidabili, mentre con Trump negli Stati Uniti regna l’arbitrarietà.”
Cresce quindi la rabbia tra diversi politici a Berna dopo l’annuncio di dazi molto pesanti (al 39%) da parte di Donald Trump sui prodotti svizzeri esportati negli Stati Uniti. Mentre il governo prova a negoziare in extremis, in Parlamento si riflette su ritorsioni. Già Hans-Peter Portmann (PLR), membro della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale, aveva messo in dubbio il contratto da oltre 6 miliardi di franchi firmato dalla Confederazione con l’amministrazione federale degli Stati Uniti per l’acquisto di 36 aerei F-35.

La consigliera agli Stati Andrea Gmür-Schönenberger (Centro-LU)
La rabbia e le altre possibili ritorsioni
Il cambio di tono di Andrea Gmür-Schönenberger sugli F-35 è una presa di posizione personale, ma che pesa. Lei segue da anni i dossier legati all’esercito, attualmente presiede la Commissione di politica di sicurezza al Consiglio degli Stati e fa parte di un partito – il Centro – che spesso fa pendere l’ago della bilancia in decisioni controverse.
Cosciente che disdire un contratto del genere sarebbe un passo clamoroso, propone comunque di riflettere prima su altre possibili ritorsioni per far cambiare idea a Donald Trump sui dazi. “Potremmo dire che rinunciamo alla tassazione minima sulle aziende (OCSE), imposta anni fa dagli Stati Uniti. Oppure tassare pesantemente Google e Facebook. O perché non trovare un modo, d’intesa con le aziende farmaceutiche, di sospendere temporaneamente la fornitura di medicinali svizzera al mercato statunitense?”
Lei insomma è furibonda, e convinta che con Trump si possa trattare solo così. Ma disdire il contratto sugli F-35 aprirebbe molte incognite: dove finirebbero gli oltre 700 milioni di franchi già versati agli Stati Uniti? E l’esercito riuscirebbe a trovare alternative valide, a un prezzo simile e in tempi brevi?
Perché dopo l’aggressione russa in Ucraina, tutti i Paesi europei si stanno riarmando. E le liste d’attesa per comprare materiale bellico si sono allungate.