Colloqui con la Casa Bianca, uno dei quali telefonico fra il consigliere federale Martin Pfister e il segretario alla difesa Pete Hegseth, non hanno smosso gli Stati Uniti. Lo stesso Pfister si è presentato mercoledì alla stampa per dire che la Svizzera non può imporre un prezzo fisso e dovrà pagare (si stima) dai 650 milioni di franchi al miliardo e 300 milioni in più del previsto per comprare i caccia F-35A.
Il lotto – 36 esemplari che avrebbero dovuto essere pagati 6 miliardi - costerà dunque quanto negoziato non da Berna, ma fra le autorità statunitensi che fanno da tramite e il produttore Lockheed Martin. Il prezzo finale dipenderà dall’inflazione negli Stati Uniti, dalle materie prime e dai dazi.
Il Governo elvetico conferma l’intenzione di procedere con l’operazione. Ritiene l’F-35 la migliore soluzione per proteggere lo spazio aereo. “La rinuncia non è un’opzione, ne va della sicurezza del Paese”, ha detto Pfister. Il PS in un comunicato è tornato a chiederla, parlando di “fiasco riconosciuto” da parte del Consiglio federale.
Tuttavia, un gruppo di lavoro guidato dal divisionario Christian Oppliger opererà una nuova valutazione dei bisogni e il Consiglio federale riesaminerà il da farsi entro la fine di novembre. Fra le opzioni: una riduzione del numero di caccia acquistati, un accordo con la Lockheed Martin sui cosiddetti affari “offset” che beneficeranno all’economia svizzera o la pura e semplice richiesta di un credito supplementare.
A esplicita domanda di un giornalista, Pfister ha pure detto di non ritenere che il popolo debba essere richiamato alle urne, anche se le carte in tavola sono cambiate rispetto al 2020. Allora in votazione popolare venne chiesto se si volesse rinnovare la flotta di caccia per un costo massimo di 6 miliardi (con quale modello venne deciso solo in seguito). Vinse il “sì”, ma solo con il 50,1% dei suffragi, una differenza di appena 8’670 voti.

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Notiziario 13.08.2025, 16:00
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