Si chiama Skyranger ed è un sistema di difesa aereo che l’azienda tedesca Rheinmetall produce in Svizzera, a Zurigo. Un sistema che sta facendo registrare un crescente interesse da diversi Paesi impegnati in piani di riarmo. Ecco allora che nei prossimi anni nel quartiere zurighese di Oerlikon dovrebbero essere creati circa 600 nuovi impieghi.
L’apparecchiatura - che ha un costo stimato di circa 30 milioni di franchi per esemplare - è risultata essere particolarmente efficace contro i droni, ma può abbattere anche elicotteri. E può essere montata su veicoli cingolati o gommati.
Ora con l’aumento della domanda, la produzione dovrà avvenire in serie. Come riportato lunedì dal Tages Anzeiger, l’Austria avrebbe ordinato 35 esemplari, 19 la Germania con opzione per un numero superiore e 16 la Danimarca. Altri Stati potrebbero aggiungersi.

Rheinmetall crea 600 nuovi posti di lavoro a Zurigo
Telegiornale 21.07.2025, 12:30
L’azienda si espande
Da qui la necessità, per Rheinmetall, di espandersi: 45 nuovi impiegati sarebbero già stati assunti dallo scorso mese di novembre e attualmente sono quasi un’ottantina i posti a concorso per lo stabilimento zurighese. Dal sito dell’azienda si evince che i profili cercati passano dall’ingegnere elettrotecnico allo sviluppatore informatico, dal fresatore al montatore d’armi. Nell’arco di pochi anni, come detto, dovrebbero essere 600 i nuovi collaboratori. Un numero che corrisponderebbe a un raddoppio del personale attualmente presente a Oerlikon.
Il divieto di riesportazione non conta
Tutto questo avviene in un momento in cui l’industria elvetica delle armi sembrava destinata ad attraversare un periodo estremamente complicato a causa del divieto di riesportazione di materiale bellico acquistato in Svizzera. Ma in questo caso tale divieto è meno rilevante: per ora i Paesi interessati allo Skyranger stanno infatti facendo acquisti per loro stessi, nel contesto del riarmo europeo e soprattutto nell’ambito dello Skyshield (lo scudo aereo).
La ripresa dell’esportazione di materiale bellico
Nell’industria elvetica delle armi le aziende in difficoltà non mancano (si contano per esempio la SwissP Defence che sta procedendo a licenziamenti e la Mowag che ha trasferito la produzione di veicoli blindati dal canton Argovia alla Germania). Tuttavia, se nel 2024 le esportazioni di materiale bellico svizzero erano calate, nei primi sei mesi del 2025 si è registrata una ripresa (già 358 milioni di franchi, che corrispondono a oltre la metà di quanto esportato in tutto il 2024). Il primo acquirente è la Germania, seguita da Stati Uniti e Italia.

L'esportazione di materiale bellico
SEIDISERA 11.06.2025, 18:00
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A livello politico c’è inoltre un’apertura verso un cambiamento della legge. Il Consiglio degli Stati ha deciso di consentire a 25 Stati (soprattutto dell’UE, oltre a Stati Uniti e un paio d’altri) di poter riesportare materiale bellico prodotto in Svizzera senza richiedere un autorizzazione. La modifica non sarebbe retroattiva e deve ancora passare dal Nazionale.

Materiale bellico, il consiglio federale vuole più collaborazione con altri Paesi
Telegiornale 20.06.2025, 20:00










