Da venerdì sera la Svizzera può tirare un respiro di sollievo per quanto riguarda la querelle commerciale con gli Stati Uniti. I dazi doganali sui prodotti svizzeri passeranno dal 39 al 15%. Lo stesso livello dell’Unione europea. I negoziati con gli americani hanno subito un’accelerazione negli ultimi giorni con il viaggio a Washington di diversi importanti imprenditori svizzeri. Negoziati poi conclusi dal consigliere federale Guy Parmelin e dal Segretariato di Stato dell’economia.
Investimenti miliardari negli Stati Uniti, e più prodotti agricoli americani sulle tavole degli svizzeri: sono queste, sostanzialmente, le promesse fatte dalla Svizzera all’amministrazione Trump per vedere una diminuzione dei dazi. Dopo un periodo d’incertezza e pessimismo, il mondo economico guarda l’intesa con soddisfazione. Come il settore dell’orologeria, tra i più toccati dai dazi americani. “È una buona notizia - ha spiegato Yves Bugmann, presidente della Federazione dell’industria orologiera svizzera, sentito da RTS - il 15% ci garantisce una maggior sicurezza. Certo, sarebbe meglio se si uscisse da questa logica dei dazi, ma per l’industria orologiera è sostenibile nella misura in cui abbiamo poca concorrenza da parte di altri Paesi”.
Ma a che prezzo? Duecento miliardi d’investimenti negli Stati uniti, di cui almeno 67 miliardi già nel 2026. In diversi settori, da quello farmaceutico ai dispositivi medici, dall’aerospaziale alla lavorazione dell’oro. Per il settore farmaceutico fin ora esente da dazi, ad esempio, soltanto Roche e Novartis avevano già annunciato investimenti per oltre 70 miliardi di dollari e la creazione di 20’000 posti di lavoro negli Stati Uniti. L’Unione sindacale svizzera, però, non è tanto preoccupata per questi investimenti negli Stati Uniti, ma per uno svantaggio concorrenziale che avrebbe in ogni caso l’export svizzero: “Non abbiamo i dettagli di questi investimenti, ma sappiamo che una grossa parte era già prevista - afferma al Radiogiornale Daniel Lampart, capo economista dell’Unione sindacale svizzera - non c’è quindi una delocalizzazione di investimenti fondamentali dalla Svizzera agli Stati uniti. Siamo comunque vigili perché c’è un aspetto problematico per gli impieghi e i salari svizzeri, è il franco forte, e quindi noi ci attendiamo dalla Banca nazionale che applichi un tasso equilibrato che non faccia aumentare la pressioni sui posti di lavoro in Svizzera”
Nell’intesa c’è poi l’apertura verso l’agricoltura americana. La Svizzera permetterà l’importazione di derrate alimentari non prodotte qui, e concederà agli Stati Uniti - e qui si apre un contenzioso storico - di esportare senza dazi una quota di carne americana in Svizzera.

Dazi americani, accordo raggiunto
Telegiornale 14.11.2025, 20:00



