Il caldo e l’assenza di precipitazioni mettono in difficoltà anche le capanne alpine, che con lo scioglimento delle nevi fanno faticano a trovare fonti di acqua e iniziano a cercare soluzioni alternative.
Alla capanna Gandegg, sopra Zermatt in Vallese, in questi giorni si registrano circa 17 gradi e va sottolineato che la struttura si trova oltre i 3’000 metri di quota. Il guardiano Felix Kessler avverte immediatamente gli effetti dei periodi caldi e secchi. L’acqua inizia a scarseggiare. “Il nevaio della capanna in pratica è la nostra riserva d’acqua per tutta la stagione. – racconta al Telegiornale della RSI - Siamo preoccupati, nelle scorse settimane si è sciolta molta di questa neve”.
Il Club alpino svizzero (CAS) è consapevole delle difficoltà che devono affrontare quotidianamente le capanne, per questo collabora con loro e offre un sostegno concreto. “Quest’anno investiamo fra i due milioni e mezzo ed i tre milioni di franchi per permettere alle capanne di adattarsi alle nuove condizioni. – dichiara alla RSI Ulrich Degang, responsabile del settore capanne per il CAS - Se guardiamo a cosa succederà in futuro parliamo di cifre immense”.
Alla capanna Gandegg, per ora, l’acqua scorre ancora nelle cisterne, ma se il nevaio continuerà a ritirarsi, ci vorranno misure supplementari. “Quando le cisterne saranno vuote, - spiega Kessler - dovremo usare l’acqua del lago qui sotto. La dovremo pompare, facendole superare 80 metri di dislivello e 500 metri di distanza”.
Il CAS non vuole chiudere le capanne per carenza d’acqua, è quindi sempre più importante una gestione parsimoniosa delle riserve da parte di tutti per garantire un futuro a queste strutture.