Svizzera

Fedpol 2.0, ecco come cambierà la polizia federale

Dalla polemica sul colore della pelle nei registri di ricerca alle partenze eccellenti, passando per l’utilizzo dell’IA contro la mafia - Intervista a tutto campo alla direttrice Eva Wildi-Cortés

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Dal febbraio scorso Eva Wildi-Cortés è alla guida della polizia federale
13:57

Fedpol 2.0, intervista integrale a Eva Wildi-Cortés

RSI Info 21.11.2025, 18:03

  • RSI
Di: Gian Paolo Driussi, corrispondente RSI a Berna

Lavora all’Ufficio federale di polizia da oltre 20 anni. Per quasi 10 ne è stata la vicedirettrice e dal febbraio scorso ne è la direttrice. E in questi pochi mesi ne sono successe di cose per Eva Wildi-Cortés. C’è stato un rapporto del Controllo federale delle finanze che ha confermato la necessità di aumentare gli inquirenti federali, una buona notizia accompagnata da una meno buona per lei, ovvero la partenza di due persone chiave dalla direzione di Fedpol. È poi sorta una polemica politica in seguito alla rinuncia della menzione del colore della pelle nel sistema di ricerca RIPOL gestito da Berna e usato dalle polizie. Polemica (forse) rientrata. Nel frattempo la vigilanza sui servizi d’intelligence (che non ha però direttamente a che fare con Fedpol) ha ravvisato la necessità di meglio contrastare l’estremismo violento di sinistra e infine c’è una nuova strategia antimafia che sta per essere presentata. La RSI ha sentito la direttrice in un’intervista a tutto campo.

“I miei oltre vent’anni di esperienza a Fedpol costituiscono un grande vantaggio”, esordisce la direttrice. “Conosco bene l’istituzione, le sfide e posso contare sulla rete di contatti che ho costruito nel corso degli anni. Chiaro, essere direttrice è differente. Significa avere più responsabilità, ma ho anche la possibilità di definire priorità e strategia, quest’ultima evidentemente adeguata alla situazione in materia di sicurezza. Ma come detto posso mettere delle priorità, che sono la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo”.

In questo periodo ci sono state due partenze importanti dalla direzione di Fedpol : il capo del servizio federale di sicurezza e il responsabile della Polizia giudiziaria federale. Sui media è stato scritto un po’ di tutto, in particolare riguardo a una partenza brusca in seguito a differenti visioni con lei come nuova direttrice. Ci può dire qualcosa a riguardo?

“Possono sempre esserci delle partenze. È naturale quando il capo o la capa cambia. I cambiamenti fanno parte della normalità e offrono anche un’opportunità per un nuovo inizio. Il nostro compito, la nostra struttura e i nostri processi devono essere orientati al futuro e questo è anche un mio obiettivo: dobbiamo poter lavorare utilizzando le risorse nel modo più efficace e più efficiente possibile”.

Quindi non è preoccupata per la partenza di queste due persone che ricoprivano funzioni chiave? Non teme nulla riguardo all’operatività dell’Ufficio federale di polizia?

“No, non sono preoccupata perché ci sono dei sostituti con grande esperienza e molto competenti. E abbiamo 1’000 collaboratori e collaboratrici pure molto motivati competenti. I due posti vacanti sono stati messi a concorso e sono convinta che troveremo delle persone adeguate”.

A fare molto più discutere è stata la decisione di rinunciare al colore della pelle nel registro di ricerca RIPOL. Ci sono state molte reazioni da parte della politica, in particolare dai capi dipartimento cantonali responsabili per la polizia. È stato detto che è stata una mossa politica in reazione alla protesta da parte di un paese straniero su un caso puntuale. E nel frattempo, cronaca delle scorse ore (notizia data dal Consiglio federale in una presa di posizione), si è venuto a sapere che non si rinuncerà alla menzione del colore della pelle ma che verranno cambiate le modalità di classificazione. Cosa ci può dire?

“Intanto preciso che è stata un’ambasciata (e non uno Stato estero) a renderci attenti alla questione. Poi posso dire che il cambiamento di prassi non è un limite per le ricerche. È anzi stato concepito per migliorare la precisione e la qualità dei dati registrati. In questo modo intendiamo rendere il lavoro della polizia più efficace. Come sempre. È stata fatta una consultazione presso i Cantoni e ora è chiaro: la categoria ‘colore della pelle’ non viene eliminata. Ma i Cantoni sono pure d’accordo con noi che questa categoria deve essere modernizzata (anche perché non veniva praticamente mai utilizzata). Lo stesso vale anche per quanto riguarda la regione d’origine di un ricercato”.

Restiamo sull’attualità. Un tribunale zurighese ha sentenziato che non è possibile utilizzare come materiale probatorio le informazioni raccolte tramite hackeraggio, per esempio nel caso di chat utilizzate dai criminali. Il caso concreto riguarda un’inchiesta all’estero, dove gli inquirenti sono riusciti a raccogliere informazioni poi passate alla Svizzera, dove però non possono appunto essere utilizzate. Questa decisione deve ancora essere confermata (o smentita) dal Tribunale federale. Lei è preoccupata? Quante indagini sono a rischio in Svizzera?

“Allora si tratta dei dati di Sky ECC, fondamentali nelle indagini contro le organizzazioni criminali, soprattutto nel traffico degli stupefacenti. Alcune sentenze relative a casi in cui sono stati utilizzati questi dati sono già definitive ma alla fine sono i tribunali, come dice lei, a decidere volta per volta se queste informazioni sono ammissibili come prove. E spetta ora al Tribunale federale a stabilire una giurisprudenza. Le corti supremi di diversi Paesi, come in Germania e Italia, hanno confermato l’ammissibilità delle prove. Ed è chiaro che una decisione opposta in Svizzera potrebbe rendere il nostro Paese più attrattivo per certi gruppi della criminalità organizzata. In nessun caso va però messo in dubbio lo stato di diritto. Al momento sono pendenti 50 procedimenti a livello federale e cantonale nei quali questi dati hanno un ruolo più o meno importante. Un terzo è di competenza federale, il resto riguarda i Cantoni”.

Terrorismo e mafie. Sono dei temi che le stanno molto a cuore. A proposito di mafie, è da tempo che si parla di una nuova strategia. A che punto siamo?

“Vorrei riprendere il discorso sui dati di Sky ECC perché sono importanti non solo come prove, ma perché hanno anche permesso di capire molto meglio le dinamiche delle reti criminali e di ottimizzare l’analisi della minaccia. E qui arriviamo alla strategia di lotta alla criminalità organizzata, che si trova in fase di consultazione. Sono coinvolti la Confederazione, i Cantoni, le autorità giudiziarie. L’adozione della strategia da parte della Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia è prevista per fine novembre, quindi nelle prossime settimane, e da parte del Consiglio federale ancora a dicembre di quest’anno. La strategia servirà poi da base per elaborare il prossimo anno un piano d’azione con misure concrete”.

Quindi se è in consultazione magari un paio di esempi ce li può fare. In cosa consiste questa nuova strategia? Cosa si farebbe di più o di diverso rispetto a prima?

“Allora la strategia si concentra su alcuni punti chiave come l’analisi sistematica della situazione e la sensibilizzazione e la cooperazione sia nazionale che internazionale. Inoltre stiamo valutando alcuni approcci operativi come l’analisi dei dati assistita dall’intelligenza artificiale, procedure di assistenza giudiziaria più rapide e un rafforzamento dei meccanismi di recupero dei beni”.

Un’ultima domanda, per chiudere con una buona notizia per Fedpol. Il controllo federale delle finanze ha riconosciuto la necessità di un aumento degli inquirenti. Ha già idea di come impiegare queste nuove risorse?

“Condividiamo la conclusione del controllo federale delle finanze, stando alla quale mancano risorse fondamentali, in particolare alla Polizia giudiziaria federale. Stiamo valutando quanti inquirenti supplementari servono in concreto e dove metterli e lo facciamo in collaborazione col Ministero pubblico della Confederazione. Partiamo dal presupposto che le risorse saranno impiegate in particolare nella lotta contro la criminalità organizzata, la cibercriminalità ma anche nel contrasto del terrorismo. Tutto questo avrà un impatto diretto sui procedimenti penali aperti e condotti a livello federale, rafforzandoli”.

SEIDISERA del 21.11.25, il servizio di Gian Paolo Driussi

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